NICHOLAS JACOB - "Alata è il mio esordio nel cinema"
"Alata (Out in the dark)" di Michael Mayer ha rappresentato il suo esordio nel cinema: Nicholas Jacob, attore palestinese di mamma italiana (pavese, per la precisione) è stato
a Torino in questi giorni per accompagnare la proiezione del film, presentato al GLBT Film Festival - Da Sodoma a Hollywood e premiato dal pubblico come miglior lungometraggio.
"La mia ragazza di allora studiava per fare cinema, io ero - e sono ancora - un musicista, suonare e cantare è la mia prima attività. Ma
il sogno del cinema era sempre nel mio cassetto, e quando a lei al provino per "Alata" chiesero se conosceva qualcuno che potesse interpretare il personaggio di Nimr, il giovane gay protagonista, me lo propose e accettai subito.
Il mio fu l'ultimo provino della giornata, il primo della mia carriera, e alla fine mi dissero che la parte era mia!".
Nato ad Haifa da mamma pavese e padre arabo-israeliano, Nicholas da qualche tempo (dopo aver studiato negli USA) fa la spola tra Tel Aviv e l'Italia, dove vive una sua sorella. "La mia famiglia e il mio ambiente sono estremamente liberi,
nessuno mi ha mai fatto alcun problema per aver recitato la parte di un gay (né io né il mio partner sullo schermo, Michael Aloni, siamo infatti omosessuali). La critica ha accolto positivamente il film, e in tutte le proiezioni cui ho assistito lo ha fatto anche il pubblico: il premio di Torino non fa che confermare queste sensazioni".
Mai avuto dubbi ad accettare una parte così complessa? "No, il copione mi ha conquistato perché non ha stereotipi e non si schiera da nessuna delle due parti.
A fine proiezione qui a Torino sono stato avvicinato da un ragazzo israeliano che mi ha chiesto se non mi vergognavo di rappresentare così Israele, ma anche alcuni arabi in passato si sono lamentati della presenza di un fratello terrorista tra i personaggi. "Alata" è obiettivo, coglie il male in entrambe le fazioni: per questo mi è piaciuto subito,
è neutrale".
Sul set ci sono stati problemi? "
Lavorare con Michael Aloni, che ha già oltre dieci anni di esperienza nel cinema, è stato un grande aiuto anche perché - come detto - eravamo entrambi sulla stessa barca, due eterosessuali che dovevano fingersi gay e innamorati. Mi ha aiutato, e lo ha fatto anche il regista Michael Mayer: ci ha "imposto" di darci il primo bacio lontano dalla macchina da presa, è stato comunque molto imbarazzante.
Mi sono concentrato, ho pensato di avere davanti a me una bella ragazza ma poi ho percepito la barba e ho creduto di non farcela. C'è voluto uno sforzo, ma alla fine ci siamo riusciti".
Il film si appresta a uscire anche in altri paesi. "Sì, per fortuna è stato acquistato in molte nazioni, Italia purtroppo esclusa (per ora).
Il 9 maggio uscirà in sala in Germania, a metà mese in Francia: ma prima, il 2 del mese prossimo, avremo una proiezione importante a Berlino per il
Jewish Film Festival, vedremo come sarà accolto".
E adesso? "Mi sento come se volassi, il sogno del cinema prosegue e
dopo "Alata" ho già girato un nuovo film e mi appresto a lavorare al terzo, di cui ancora non posso dire nulla finché non sarà tutto confermato.
Il mio secondo è stato "Three sisters", esordio alla regia di Suha Arraf, sceneggiatrice per Eran Riklis (che qui è il produttore) ne "Il giardino dei limoni" e "La sposa siriana". Il mio non è un ruolo grandissimo, pur essendo il principale tra i maschi. Nel frattempo ho girato anche due corti, e in uno di questi
per la prima volta ho dovuto affrontare una scena intima con un'attrice: ho capito che non è un problema se si ha di fronte un uomo o una donna, la cosa difficile è creare un'intimità credibile con una persona sconosciuta".
26/04/2013, 00:21
Carlo Griseri