LION SOULS - Un uomo, una missione, un paese
Alla fine, confida Carlo Spagnolli, "ricevi più di quello che dai": e detta da lui, quasi al termine della visione del
documentario di Manu Gerosa a lui dedicato, "Lion Souls", è una frase che non può lasciare indifferenti.
Spagnolli da 35 anni è in Africa, nello Zimbabwe, dove esercita in condizioni precarie tra mille difficoltà il lavoro di chirurgo. Una vita dedicata ad aiutare gli altri: Spagnolli si presenta con molta naturalezza direttamente alla camera a inizio documentario, spiega chi è, cosa ha fatto in questi anni e cosa tenta ancora di fare. E' un uomo risoluto, e si muove con (relativa) tranquillità in un paese comunque molto fiaccato dalla dittatura militare.
"Lion Souls" si concentra in particolare sul rapporto con
Thomas, uno dei suoi pazienti, 25enne bloccato su una sedia a rotelle dopo un pestaggio subito dai soldati che gli hanno gravemente danneggiato la spina dorsale. Il legame tra dottore e paziente è da subito molto forte e diventerà determinante per il buon esito dell'operazione, ma è speciale il rapporto che Spagnolli riesce a creare con tutta la gente con cui ha a che fare.
Un documentario ben girato e ben costruito, oltretutto in condizioni disagevoli (farsi vedere con una videocamera in mano in quei luoghi non è molto sicuro): ne viene fuori
un lavoro che parla anche dello Zimbabwe, di com'era il paese prima della dittatura militare e di come potrebbe ancora essere, dando voce direttamente alle persone del luogo.
02/05/2013, 10:00
Carlo Griseri