MI RIFACCIO VIVO - Sergio Rubini e la pacificazione
Il gotha della televisione e del cinema italiano per una commediola, considerata da
Domenico Procacci come un tentativo di cercare un'originalità, ma molto distante e anomala rispetto alle opere interessanti e di spessore prodotte dalla
Fandango, il cui marchio di qualità in questa pellicola è irriconoscibile.
Se pur valida nelle intenzioni e nel messaggio, "
Mi rifaccio vivo" voleva essere un film sulla pacificazione in linea con il governissimo, come lo stesso
Sergio Rubini ha spiegato in conferenza stampa, ma finisce per spingere il pubblico di un cinema di qualità verso un giudizio tutt'altro che pacifico proprio per la sua messa in scena, sciatta e approssimativa.
Il tema dell'antagonista, già affrontato dal regista sotto l'aspetto femminile, è analizzato in questa pellicola in chiave maschile ed affidato al genere comico. Rubini, infatti, ha dichiarato di non aver mai lavorato con personaggi comici e per questa pellicola ha diretto attori generosi, come
Lillo Petrolo e
Neri Marcoré, e attrici come
Margherita Buy e
Valentina Cervi, che incarnano la donna nevrotica, e si contrappongono alla femminilità compulsiva e leggera di
Vanessa Incontrada.
L'idea di base, che ha spinto il regista a dirigerlo, è il motto "conosci il tuo nemico": venivo da un film sull'antagonista, ha detto Rubini, non sanato, ma il deporre le armi non significa smettere di approfondire.
Neri Marcoré ha infine così definito il suo ruolo "io dovevo fare lo stronzo e mi piaceva farlo".
07/05/2013, 09:00
Alessandra Alfonsi