MI RIFACCIO VIVO - Una commedia brillante sulla caduta dei conflitti
Con "
Mi rifaccio vivo" di
Sergio Rubini esce con il suo 11° film, prodotto da
Fandango e distribuito in sala da
01 in 300 copie. Film molto attuale in un periodo come questo di “governissimo”, una commedia ben fatta dalle venature surreali, piena di attori comici diretti in maniera ineccepibile.
Questa volta Rubini gioca con il tema del post-mortem e sulle ultime possibilità da non lasciarsi sfuggire, insomma bisogna riappacificarsi con i propri nemici, lasciare scorrere i contrasti, smussare gli spigoli. Biagio Bianchetti (Petrolo) ha un nemico storico fin dai tempi della scuola, Ottone Di Valerio (un ottimo Marcoré). Ottone lo supera sempre in bravura. Qualsiasi cosa fa batte Biagio, lo supera in tutto, frustrandolo ogni volta.. Bianchetti cresciuto e diventato adulto decide di farla finita, si suicida, si mette una pietra al collo e si butta in un lago. Da morto Biagio scoprirà che ha ancora una possibilità, un bonus di una settimana da vivere ancora sulla terra per dimostrare di avere un'altra chance. Sceglie così, non senza perfidia, di incarnarsi in Dennis (Solfrizzi), un manager nelle cui mani Ottone ha consegnato le sorti della sua azienda. Biagio però avrà una sorpresa: l'uomo tanto odiato, il suo acerrimo nemico è una persona insicura, fragile e che soffre spesso di attacchi di panico. Ecco allora nascere il tema della riappacificazione. Nel cast anche Iacchetti, Gianmarco Tognazzi,Valentina Cervi, Vanessa Incontrada e la Buy.
Dopo quattro anni dal suo ultimo film "
L’uomo Nero", l’attore e regista pugliese torna in sala con una commedia intelligente e piacevole. Lillo attore televisivo e teatrale che viene dal duo Lillo e Greg sembra molto a suo agio anche sul grande schermo, ben diretto da Rubini sembra un attore da commedia all’italiana dei tempi d’oro. Tutti quanti abbiamo avuto qualcuno nella nostra vita che ci ha battuto, frustrato e relegato in secondo piano, quindi la sceneggiatura tocca nel profondo dei tasti che coinvolgono e portano ad una facile empatia. Ecco però che allo sconfitto verrà data una sovrannaturale seconda possibilità. Ma invece che sfruttarla per vendicarsi, questa reincarnazione servirà ad una riconciliazione, ad una riappacificazione. Sembra un messaggio profetico in un Italia nella quale sono cadute le barriere storiche tra opposte fazioni, ma lo sguardo di Rubini non è politico, semmai si può parlare di etica o di apertura verso lo sconosciuto, la caduta degli steccati e delle differenze. Interessante lo scambio di personalità tra Lillo e Solfrizzi, si va verso una recitazione molto fisica che può ricordare quasi una commedia slapstick, dove il corpo dell’attore nel periodo del muto veicolava e conduceva un discorso comico impossibile da esprimere con le parole. I film di
Sergio Rubini come al solito raccontano storie ben calate nella realtà ma con uno sguardo attento al mondo del magico e dell’irrazionale.
03/05/2013, 16:46
Duccio Ricciardelli