BFF STORY - Daniele Segre
Daniele Segre, regista e documentarista, ha alternato nelle prime edizioni del festival – da cui è stato lanciato – la carriera dietro la macchina da presa e quella nell'organizzazione.
Ecco il suo ricordo di quegli anni.
"Nel 1984 il mio film “Vite di Ballatoio” ha vinto “Il Gabbiano d’oro” ed è stato sicuramente un momento significativo nel mio lavoro di regista e produttore indipendente con la società I Cammelli, fondata nel 1981. Il mio lavoro negli anni precedenti si era già segnalato con i film “Il potere deve essere bianconero” e “Ragazzi di Stadio”, ma il successo ottenuto a Bellaria è stato, se così si può dire, la mia consacrazione nel panorama del cinema indipendente italiano.
Ho poi svolto per il BFF il ruolo di co-direttore con Morando Morandini e Antonio Costa, un’esperienza senz’altro interessante per le scelte innovative, per lo più rivolte alla formazione dei giovani che in quegli anni abbiamo attivato durante le giornate del festival, in particolare con la realizzazione di un “Videomagazine” quotidiano curato dagli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e da studenti di varie università italiane, tra le quali l’Università di Pisa e di Bologna e Napoli.
L’esperienza è terminata, malgrado i risultati molto positivi, con una lettera di posta prioritaria da parte dell’amministrazione comunale che comunicava ai direttori il termine del loro incarico, senza alcuna discussione e alcun confronto preliminare. Sinceramente lo considero un atto molto volgare anche nei modi, che ha offeso il nostro lavoro: non solo il valore di uno studioso come Antonio Costa ma in particolare, a mio parere, la storia, la professionalità e l’umanità di Morando Morandini - tra i fondatori di questa manifestazione, e un maestro della critica cinematografica italiana. Tanto più deludente in quanto veniva, questo atto, da una classe politica di sinistra evidentemente approssimativa; non a caso poi tutto è cambiato, l’amministrazione è diventata di destra e il festival ha perso la sua identità originaria.
Con Morandini nel periodo in cui siamo stati direttori del festival è nata una grande amicizia che sta continuando ancora oggi, tra l’altro questa amicizia mi ha fatto prendere la decisione di realizzare nel 2010 il film documentario “Je m’appelle Morando. Alfabeto Morandini”. L’amicizia con Morando per me rappresenta un grande onore e forse è uno dei pochi motivi per cui mi ricordo volentieri di Bellaria.
Con la nostra direzione, Morandini, Costa, Segre, abbiamo indicato una strada che aveva il compito non solo di valorizzare la produzione di cinema indipendente, ma altresì di stimolare i percorsi di formazione ed educazione al mezzo audiovisuale da parte delle giovani generazioni, oltre ai rapporti col territorio.
Non credo che successivamente alla nostra direzione, a parte in modo parziale quella di Fabrizio Grosoli, ci sia stata un’evoluzione: il Festival di Bellaria a mio parere ha perso quella identità per la quale era riconosciuto e rispettato e per cui aveva una grande visibilità".
01/06/2013, 09:00
Carlo Griseri