Note di regia del documentario "Habitat [Piavoli]"
Un film asciutto, per nulla didascalico. A parlare per Franco Piavoli ci aiutano le sue stampe, i suoi libri e tutti gli ambienti della sua residenza, che sembrano una perfetta estensione del suo agire e del suo raccontarsi.
Abbiamo preferito guardarci attorno e registrare i segni e le cose. Il tempo che abbiamo passato insieme ci ha poi permesso di non chiedergli nulla registrando così alcuni “frammenti” del suo pensiero in una modalità rilassata e per nulla invasiva. Il risultato sono immagini ferme, fisse, di pura contemplazione in cui il regista si è serenamente specchiato in quel gioco cinematografico che chiameremo per comodità marchingegno. Nel meccanismo abbiamo espressamente voluto che la telecamera, oggetto ingombrante, registrasse il tutto senza la negazione della sua presenza. Ne risulta per cortocircuito, una maggiore spontaneità e/o forzatura liberatoria, dove un grande regista conscio degli inganni del gioco di ripresa ha potuto raccontarsi senza la pretesa e l’oppressione di una accurata ricostruzione di vita e opere.
Il lavoro ha precise necessità estetiche a cui abbiamo assoggettato l’intera azione di ripresa.
Claudio Casazza e
Luca Ferri