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LA DIEGESI FILMICA LUCANA - Uno scrigno di notizie


Il libro di Salvatore e Leandro Verde pubblicato dalle Edizioni Giuseppe Laterza


LA DIEGESI FILMICA LUCANA - Uno scrigno di notizie
Non il solito elenco e analisi (scopiazzate qua e là) dei film girati in Basilicata. No, ben altro. E non si può non essere d’accordo con quanto puntualizza in prefazione il direttore della Lucana Film Commission Lucana, Paride Leporace. Che gli autori siano stati abili nello smontare tanto una consumata (e cartolinesca) immagine della Basilicata filmica quanto “il solito repertorio sul cineturismo dei luoghi".

“La diegesi filmica lucana” - sottotitolo “L’immagine cliché della Basilicata” - è un volume solido e per niente scontato, edito da Giuseppe Laterza. Ne sono autori un padre e un figlio, Salvatore e Leandro Domenico Verde, entrambi infettati da quella febbre insanabile che è la passione per le ombre in movimento su uno schermo. Certo, se il termine “diegesi” del titolo può lasciare all’istante spiazzato il lettore che non mastica la materia cinematografica, è indubbio che gli autori, tralasciando vezzi da accademia, sono puntuali nel chiarire che la diegesi non è un concetto così tanto astruso, fa solo riferimento a tutti quegli elementi, segni, contenuti , dettagli su cui si impronta un’opera filmica, anzi per più essere più accurati (e dirla con le parole di Adriano Aprà, decano dei nostri critici cinematografici) con la diegesi le immagini e i suoni in movimento trovano identità ed interpretazione.

E ciononostante: se l’opera-saggio di Salvatore e Leandro-Domenico Verde è uno scrigno ricchissimo su notizie, eventi, personaggi (si leggano con attenzione le note sul fondo delle pagine) che si rivelano grimaldelli per svelare una Basilicata con una sua cine-immagine, il suo nocciolo sta certamente nel ritrovare ventuno film, girati fra il 1957 e il 2012, in cui in ciascuno di essi c’è un richiamo, una citazione, un riferimento alla Basilicata o ai lucani.
Da questo lavoro certosino e di scavo che hanno compiuto i Verde, è curioso scoprire che i film esaminati, benché non abbiamo location lucane, fanno cenno alla Basilicata da vari punti di vista ed elementi ( e qui si può lasciare entrare in gioco la diegesi). Come nel colosso storico “Spartacus” (1960) di Stanley Kubrick in cui l’asterisco lucano è Metaponto segnato una cartina geografica e menzionato nel dialogo tra due senatori romani in un bagno termale (“Hai proprietà in Metaponto? “No, ho un figlio nella legione di Commodo”), oppure in “Detenuto in attesa di giudizio” (1971) di Nanny Loy dove viene citato un crollo di un viadotto sulla superstrada MateraBattipaglia, o ancora nel terzo film di Nanni Moretti “Sogni d’oro" (1981) che spaccò la critica a Venezia e cita con insistenza un bracciante lucano. Mentre in uno dei tre episodi del malriuscito “Bianco, Rosso, Verdone” (1981) di Carlo Verdone è protagonista l’emigrato Pasquale Ametrano che rientra da Monaco per andare a votare a Matera. Invece in “Turné (1990) di Gabriele Salvatores e “Viola bacia tutti” di Giovanni Veronesi vengono rivolte attenzioni ed indicazioni al capoluogo Potenza.

Ma il film che meglio consegna una specifica connotazione a questo lavoro dei Verde – che vuole essere, come scrivono loro stessi, “quasi un visionario e ingenuo tentativo di ricomposizione, riappropriazione e restituzione di una (im)mutevole identità geopolitica” - è sicuramente quel giallo politico (Palma d’oro al Festival di Cannes) che è “Il caso Mattei” (1972) di Francesco Rosi in cui nelle sequenze iniziali di repertorio una voce fuori campo riferisce: “Dal mare di Gela alle colline di Pisticci, un paese della Basilicata. Qui neppure la natura è stata amica. Il paesaggio è ingrato e l’uomo di questa terra era tra i più poveri d’Italia, ma in tutta questa zona l’Eni ha trovato il metano a Ferrandina, Grottole, Pisticci. Sono queste scoperte che preparano a breve scadenza la trasformazione di una terra dove neppure Cristo, dicevano i suoi figli, era ancora arrivato, si era fermato a Eboli”.

Unica nota stonata di questo buon libro di Salvatore e Leandro-Domenico Verde è il prezzo di copertina: 32 euro. Di questi tempi ci appare insostenibile. L’editore Laterza si è allargato. Un tantino.

27/06/2013, 08:53

Mimmo Mastrangelo