RABBIA IN PUGNO - La lunga estate di Stefano Calvagna
Secondo film in pochi giorni per
Stefano Calvagna, terzo se consideriamo la distribuzione, con la sua
Poker Entertainment, del cartone
Il Grande Orso.
Domani arriva "
Rabbia in Pugno", un melodramma d'azione con le caratteristiche del nostro cinema commerciale degli anni 70-80, dove sentimenti, famiglia e violenza si condensano in una storia di vendetta. Quello che manca rispetto a quei produttivi decenni del cinema italiano sono, da una parte, gli spettatori e dall'altra il mestiere, che proprio per i mezzi ristretti doveva essere di alto livello. Non che Calvagna non abbia esperienza, ma , come per Multiplex, manca di quel gusto che potrebbe creare il caso, lanciare un attore, aprire un filone. Come per timore, il regista non sfrutta appieno la sua emarginazione dal "cinema che conta", lasciandosi sfuggire l'aspetto più interessante per un film indipendente, la libertà. E allora si blocca nella scelta degli attori, anche qui decisamente sotto la sufficienza (tranne
Maurizio Mattioli nei panni del malavitoso), sia per qualità interpretative sia per credibilità del personaggio. Inoltre ci si mettono dei dialoghi piuttosto prolissi e alle volte ripetitivi rispetto alle immagini a complicare la faccenda, con i personaggi che si raccontano vicendevolmente a parole eventi che noi abbiamo già visto.
Spesso tra le battute si percepisce un'ironia e una varietà di esperienze che movimentano la scena e che danno la sensazione che
Stefano Calvagna sia persona acuta e in grado di offrire molto di più. Ma anche il rendersi conto di quello che non va è un aspetto importante nella costruzione di un film e, oltre alla sua, qualche professionalità in più non potrebbe che giovare alla sua ampia produzione.
10/07/2013, 17:52
Stefano Amadio