I vincitori del Film Festival sul Paesaggio 2013
SEZIONE PAESAGGIO
IL PAESAGGIO BENE COMUNE DA PRESERVARE
1° classificato
Birth of a turtle di Pietro Fabio TODARO
Si tratta di un vero racconto che, mentre sembra descrivere un evento “naturale” è lontano da ogni preoccupazione didascalica. Il risultato è ottenuto attraverso una scelta registica concettuale che si fonda su due scelte precise: il rapporto tra la figura in movimento e lo sfondo omogeneo e chiuso; il “suono” che fa intuire il mare. Ne risulta una dinamica che cerca una forma di suspence, nonostante sia nota la conclusione della corsa.
2° classificato
Supramonte di Davide MELIS
Girato in provincia di Nuoro nell’area Supramonte di Dorgali, Orgosolo e Urzulei, offre uno spaccato incredibile della Sardegna, forse ignota ai più. La qualità delle immagini, l’intenzionalità narrativa, unite alla passione di far conoscere la propria terra, catturano lo spettatore proiettandolo in paesaggi mozzafiato. Il risultato finale è godibilissimo e altamente istruttivo circa il rapporto dell’uomo con il suo ambiente.
3° classificato
Wintelys - Winterlight di Skule ERIKSEN
Un viaggio nel paesaggio norvegese, arcipelago di Lofoten, dal mare al paesaggio invernale, che si è fatto apprezzare per la tecnica registica oltremodo delicata e raffinata. Il silenzio, le immagini, la vita umana che scorre nella sua ferialità come anche nella sua festività. L’armonia e la bellezza dei luoghi, le persone, le case, il lavoro, accostati con naturalezza, hanno fatto percepire una modalità esistenziale dell’uomo in perfetta empatia con l’ambiente.
SEZIONE VOLTO
IL VOLTO UMANO COME PAESAGGIO RACCONTA GLI INCONTRI
1°classificato
Genesi di Donatella ALTIERI
Muovendo dal testo della Genesi, la narrazione si snoda in un intreccio che alterna la memoria del passato e il fluire del presente, portando con sé tratti di nostalgia ma anche prospettive di speranza. Un vecchio e un bambino che delicatamente intrecciano le loro esperienze di vita. Istruttivissima la lezione: non c’è esperienza umana che non venga attraversata dal dolore e dalla sofferenza. Ma solo nella capacità di “ridire” il proprio dolore e di gioire per la semplicità del volto di un bambino che s'affaccia alla vita sgorga immediata la forza di accogliere il futuro.
2°classificato
Memorial di Francesco FILIPPI
Paragonabile, in alcuni passaggi, a La vita è bella di Roberto Benigni, il regista è riuscito a raccontare l’evento tragico della guerra con squisita tecnica e con delicata capacità narrativa. Il volto di una bambina, morta sì, ma resa viva nella gioia che caratterizza l’infanzia con i suoi giochi - bellissimo il volo dell'aquilone - incrocia il volto di un vecchio soldato, segnato nel corpo e nell’anima dalla guerra, gravato dal rimorso di sentirsi, lui per primo, responsabile della violenza e di tante morti. Un crescendo di emozioni, uno struggente incontro tra due generazioni, vittime entrambi della barbarie bellica che semina morte che però squarcia, interrogandolo, l’animo umano, costringendolo a meditare sull'assurda e diabolica capacità dell'uomo di generare morte piuttosto che vita.
3°classificato
Carmela di Orsa COUSIN
Intrigante per l’intreccio narrativo e per l’esito finale della storia, ambientato in una Sicilia vista dal punto di vista femminile, il documentario ha catturato l’interesse del pubblico per l’inedita lettura di un mondo, quello delle donne che, forse per ataviche costanti culturali, vive all’interno di un proprio microcosmo fatto di “autoreferenzialità” e di “parossistica chiusura”. La sorpresa dell’alterità “maschile” che nasce prospetta e prefigura un mondo che unicamente nella reciprocità del maschile e del femminile, strappata a una sua sbilenca assimetria, può trovare la sua vera identità.
02/09/2013, 15:24