VENEZIA 70 - Miccichè, il cinema, un critico
Immagini di repertorio e testimonianze esclusive di
Bertolucci, Bellocchio, Lizzani, Maselli, i Taviani, ripercorrono la vita di una delle figure più importanti del cinema italiano tra gli anni Sessanta e Settanta. Ancora ventenne, Miccichè già coordina i Centri Universitari Cinematografici per poi lanciarsi nell'avventura da regista di documentari che corona nel 1962 con la realizzazione, insieme a
Cecilia Mangini e a Lino Del Fra, del documentario "
All’armi siam fascisti". Un film importante nella storia del cinema italiano che per la prima volta racconta il fascismo attraverso le immagini filmate negli anni venti, trenta e quaranta.
“I documentari diventano per mio padre strumento di denuncia sociale e l’inizio di un impegno ideologico e politico che spesso lo hanno portato a decisioni e posizioni scomode, tutta la vita” prosegue la voce narrante del figlio Francesco.
Ma ciò che più di tutto lascia traccia resta la creazione, nel 1965, della
Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, che dirigerà sino al 1988. “Quando ideò la rassegna cinematografica, mio padre intendeva dimostrare che ai festival si può rinunciare ai lustrini e ai tappeti rossi, ma non alla ricerca di nuovi talenti. Ma intanto io e mio fratello Andrea lo vedevamo sempre meno”.
Il film non aggiunge niente di nuovo al personaggio che tutti conoscono, un critico militante con la passione per la politica. “Ma ho voluto raccontare la storia di Lino Micciché, mio padre, dal mio personale punto di vista, un modo anche per scoprire tante cose che non sapevo su un uomo che ha cercato nel cinema un modo per vivere meglio”.
03/09/2013, 10:57
Monica Straniero