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ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO - Le musiche dei Sacri Cuori


I brani muovono da linee melodiche sottili ed essenziali a folk grezzi.


ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO - Le musiche dei Sacri Cuori
Le Musiche di "Zoran" è una colonna sonora che lascia parlare gli spazi e fa incontrare la terra del set, quella del confine sloveno, con un'idea immaginaria/immaginata del confine come luogo dello spirito. Per realizzarla, i Sacri Cuori hanno messo a disposizione il proprio bagaglio di suoni ed esperienze e le suggestioni raccolte in anni di dischi e centinaia di chilometri macinati nei loro tour; passati anche - spesso e volentieri - per quell'est europeo su cui tutta la vicenda di Paolo e Zoran è affacciata.

I brani muovono da linee melodiche sottili ed essenziali, private di ogni orpello per meglio andare all’anima e al cuore: frammenti di folk grezzi, impregnati dell'umido della terra e dei pochi raggi di sole che la scaldano; blues rallentati, ebbri di vino e zoppicanti, come i personaggi del film e i loro percorsi esistenziali ai margini; twang sgraziati e minacciosi, stranieri in ogni dove ma perfetti ad accompagnare una gara di freccette in una bettola di frontiera, posta in gioco un prosciutto; e infine fiati da banda, marcette e percussioni assortite a dare all’insieme un forte senso popolare e a riportare tutto a casa.

Ogni suono è al servizio delle storie di umanità bizzarra, spassosa e disperata che attraversano il film. Ogni suono è, come quelle storie, intrinsecamente liminare: sospeso tra appartenenza e spaesamento, ricerca d’amore e tentazione di fuga, rabbia e malinconia; sempre in bilico, in definitiva, tra lo smarrirsi e il ritrovarsi.

D’altronde a firmare la colonna sonora è una band ormai specialista del gioco di sponda tra il qui e l’altrove, capace come poche di trovare tracce universali nei diversi materiali locali cui attinge e di rivitalizzare i folklori portandoli in territori alieni. Hanno base in Romagna, i Sacri Cuori, ma hanno inciso su etichette straniere (ultimamente la londinese Decor) e vantano amicizie/collaborazioni internazionali di tutto rispetto, come quelle con Marc Ribot e John Convertino (Calexico).

La formazione tipo è un quartetto (Antonio Gramentieri alle chitarre, Francesco Giampaoli al basso, Franz Valtieri al sax baritono e Diego Sapignoli a batteria e percussioni.) che, a seconda dei contesti e delle occasioni, si allarga a quintetto, sestetto e settetto. Il loro percorso artistico intreccia i suoni del folk e del blues (del deserto) americano e la tradizione della colonna sonora all'italiana (Nino Rota e Trovajoli). Una musica che, a spasso sulle strade della Los Angeles più meticcia, ritrova anche le suggestioni letterarie dell'italo-americano John Fante, le allucinazioni di David Lynch, il Messico immaginato dalla fisarmonica di Castellina/Pasi. Una musica dagli ascolti colti ma dall'anima popolare, che affronta senza remore la propria italianità e la sfida della melodia. E che cerca l'avanguardia nella sintesi delle influenze più che nel gesto ad effetto.

I Sacri Cuori hanno all’attivo due dischi in studio. Il primo, Douglas and Dawn, registrato presso il Wavelab Studio a Tucson (Arizona) nel 2008 con la partecipazione di John Convertino e Jakob Valenzuela dei Calexico, Howe Gelb, Thoger Lund, James Chance, Marc Ribot e tanti altri. Il secondo, intitolato Rosario (cd su Decor, vinile su Interbang), registrato fra Richmond, Los Angeles e Lido di Dante. In pratica: la Romagna delle origini che si specchia nell'America dei confini, l'Adriatico nel Pacifico, Rimini in Venice Beach. Un disco registrato su nastro, con strumenti analogici, in compagni di amici vecchi e nuovi: il leggendario batterista Jim Keltner (John Lennon, Dylan, Neil Young e mille altri), David Hidalgo dei Los Lobos, John Convertino dei Calexico, Marc Ribot (Tom Waits, Lounge Lizards), Woody Jackson, Stephen McCarthy (Long Ryders, Jayhawks), Isobel Campbell.

01/11/2013, 09:02