Note di regia di "Fuoco Amico - La Storia di Davide Cervia"
Con “Fuoco amico” si chiude una personale trilogia sulla figura del padre mancato, iniziata nel 2009 con “Negli occhi” e proseguita due anni dopo con “11 metri”, rispettivamente dedicati alle vite di Vittorio Mezzogiorno e di Agostino Di Bartolomei. Un tema a me caro, diventato di fatto centrale nelle storie che ho deciso di raccontare e che adesso ritorna ancora più prepotentemente in questo terzo atto che ruota intorno a Davide Cervia e alla sua misteriosa scomparsa. Tre esistenze, le loro, legate ad altrettante storie così lontane, ma unite da uno stesso comune denominatore: l’assenza.
Quella di Cervia è un’assenza forzata, che lo ha portato lontano dai suoi affetti in un giorno che segnerà in maniera indelebile le vite di un gruppo di persone qualunque, al quale è stato negato l’amore di un padre, di un marito, di un parente e di un amico, il diritto a una vita normale e soprattutto alla verità.
Su questa assenza, sulle tante emozioni che ne sono scaturite in vent’anni e passa di lotta, di domande senza risposte, di paure e dubbi, di orgoglio e voglia di non mollare anche al cospetto di “un muro di gomma” invisibile eretto da chissà chi per insabbiare e occultare una verità troppo scomodo e pericolosa da rivelare, che ho voluto costruire l’architettura drammaturgica del mio nuovo documentario. Scrittura e regia confluiscono così in un viaggio nel tempo e nello spazio che narra e mostra da una prospettiva privata un dramma pubblico, sul quale si è preferito fare cadere un fitto velo di bugie e omertà. Gli eventi e le circostanze che segnano le tappe della vicenda di Cervia sono il baricentro di una storia ancora da scrivere, che dopo una lunga fase di stallo ha da poco tempo ripreso il cammino verso la scoperta di una verità sulla quale per interessi di varia natura si è preferito tacere.
“Fuoco amico” è prima di tutto un film su un affetto negato, che passa attraverso le parole, i ricordi, le emozioni e le istantanee di vita vissuta di persone che non hanno mai smesso, con coraggio, perseveranza e dignità, di cercare il proprio caro. Intorno a questa ricerca ho deciso d assemblare i pezzi di un mosaico audiovisivo che assume strada facendo i contorni di un’inquietante spy-story. Il risultato è una narrazione spiata, fatta di immagini e suoni che prendono forma e sostanza da una memoria passata che si riflette in un presente tormentato, chiamato a documentare l’involuzione di uno dei tanti misteri di Stato, nato e cresciuto nel ventre malato del nostro Paese.
Si parte dall’inspiegabile sparizione di un cittadino qualunque da un piccolo centro in provincia di Roma, per poi trovarsi a fare i conti con un segreto inconfessabile che oltrepassa i confini nazionali: chi è Davide Cervia e soprattutto cosa si nasconde dietro la sua sparizione? Già chi è Davide Cervia e quale segreto è stato costretto a tenere nascosto persino alla sua famiglia? In molti se lo sono chiesto quando dietro alla sua scomparsa hanno cominciato ad addentrarsi ombre e nuvole. Altri, invece, hanno preferito non dare delle risposte a queste domande. Altri ancora hanno contribuito a vari livelli a fare in modo che la verità rimanesse sotterrata. Io non faccio parte, come tantissimi altri, di nessuna di queste categorie, perché prima di due anni fa, ossia quando sono entrato per caso per la prima volta in contatto con la storia di Davide, non ne avevo mai sentito parlare. Questo dovrebbe già fare riflettere circa il gigantesco lavoro di occultamento messo in atto per coprire la vicenda e l’enorme fatica dei familiari e delle persone che si sono battute per fare in modo che importanti dettagli relativi al destino di Cervia venissero alla luce, seppur tra mille difficoltà ed ostacoli. Dettagli che né gli inquirenti né lo Stato e i suoi rappresentanti hanno contribuito a fare emergere. Il documentario rievoca questo confronto faccia a faccia tra coloro che inseguono la verità e coloro che continuano, oggi come ieri, a negarla.
Francesco Del Grosso