FESTIVAL DI ROMA 8 - "The Stone River" dalla Toscana al Vermont
"The Stone River", diretto da
Giovanni Donfrancesco, è stato presentato nella sezione Prospettive Doc Italia. È un film di genere documentaristico che si compone di diversi racconti su un’immigrazione fatta di speranza, duro lavoro e pietra. Sì, perché "
The Stone River" si documenta sugli abitanti di Carrara e di mezza Europa che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, emigrarono nel Vermont, Stato degli USA in cui c’erano le più grandi cave di marmo e granito del mondo. A ripercorrere questo viaggio sono le persone ancora vive che rendono omaggio ai loro avi.
Il documentario si apre con l’immagine del cimitero Hope in Vermont, popolato da italiani di quel periodo, un incipit che sembra essere speculare alla celebre raccolta di poesie di Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River.
"
The Stone River" è una pagina della storia messa in scena attraverso i racconti di chi ha vissuto quegli anni in cui l'America cercavano manovalanza, soprattutto quella carrarese perché i lavoratori del comune toscano erano fini conoscitori della tecnica di lavorazione della pietra. Il flusso migratorio quindi fu enorme nella speranza di una vita migliore. Tuttavia, una speranza presto mutata in disillusione a causa della silicosi, una malattia provocata dall’inalazione di polveri contenenti biossido di silicio allo stato cristallino. La silice, presente nella polvere di granito, depositandosi nei polmoni, diventava letale per chi ogni giorno doveva lavorare.
Il nome del cimitero monumentale ha in sé un velo di nera ironia: Hope significa speranza e proprio i monumenti funebri sono stati scolpiti dagli stessi scalpellini italiani.
Ora, sebbene "
The Stone River" rivesta una drammaticità immensa e pone una riflessione in chi guarda il documentario, finisce per essere spesso pesante, forse per la lentezza dello scorrere delle immagini, forse per la quasi assenza di musiche.
Mariagiorgia Vitale11/11/2013, 14:46