TFF31 - Alla ricerca de "La sedia della felicità"
Cosa hanno in comune un tatuatore alle prese con un divorzio, una giovane estetista con difficoltà ad arrivare a fine mese e un prete indebitatosi fino al collo con il videopoker? Ovvio, il bisogno di far soldi. Venuti a sapere che all'interno di una misteriosa sedia si nasconde la refurtiva di un malavitoso, ai tre non rimane altro da fare che lanciarsi in una rocambolesca caccia al tesoro.
A distanza di tre anni da "La Passione",
Carlo Mazzacurati torna alla commedia con "
La sedia della felicità", presentato in anteprima assoluta alla 31a edizione del
Torino Film Festival.
Come avveniva in "Notturno Bus" di Davide Marengo,
Valerio Mastandrea si ritrova a vestire i panni del bravo ragazzo un po sfortunato, catapultato da una ragazza appena conosciuta,
Isabella Ragonese, in un'avventura misteriosa e affascinante.
Mazzacurati cerca di mantenersi in bilico tra i toni della commedia tradizionale e il grottesco, non riuscendoci però fino in fondo: determinate situazioni appaiono troppo irreali per essere verosimili (è quantomeno improbabile addormentarsi al termine del pranzo in un ristorante cinese e risvegliarsi chiuso dentro senza essere stati svegliati da qualcuno) e le comparsate dei numerosi personaggi di contorno, da Silvio Orlando ad Antonio Albanese, passando per Fabrizio Bentivoglio e Marco Marzocca, risultano così brevi da apparire delle semplici macchiette.
Le note di un tema western accompagnano il viaggio dei tre personaggi disposti a tutto pur di mettere le mani sul tesoro, un triangolo leoniano che potrebbe definirsi "Il buono, la bella e il cattivo", ma la strada da percorrere sembra pervasa di buchi di sceneggiatura e situazioni slapstick al limite del banale.
L'avventura si mescola alla storia d'amore in un film che odora troppo di "già visto", e che pur partendo da uno spunto narrativo interessante si perde per strada strappando giusto qualche timido sorriso.
24/11/2013, 20:08
Antonio Capellupo