Cinque registi (
Luca Scaffidi, Nicola Grignai, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli, Alberto Mussolini) con Luca Gasparini al montaggio a tenere le fila del progetto: tante persone, tanti sguardi dietro al progetto "
Striplife", documentario collettivo che racconta una giornata come tante nelle striscia di Gaza.
La cosa che più colpisce (tra le tante) guardando il progetto è l'uniformità che nonostante la sua natura il racconto completato mantiene: sono varie le storie e i personaggi che i registi hanno scelto di seguire, ma il "prodotto" finito è notevolmente compatto e sicuramente riuscito.
Ci sono i ragazzi che col parkour riutilizzano la città, specie i suoi tanti luoghi abbandonati e distrutti, c'è la giovane giornalista che cerca di fare il suo lavoro tra uno scoppio e l'altro, c'è l'ex-calciatore della nazionale costretto a smettere, ci sono i pescatori, i rapper, i contadini...
Vite apparentemente come tante, che testimoniano quanto poco sappiamo e immaginiamo di quell'area. Ma c'è - evidente, pur rimanendo sottotraccia - la difficoltà di vivere lì, stretti dalla morsa israeliana e dall'indifferenza del resto del mondo: il mare in cui pescare è chiuso, e per avere un buon quantitativo di pesce bisogna attendere una provvidenziale mareggiata, per rappare tranquilli bisogna nascondersi (è vietato farlo in pubblico!), e via così.
Senza proclami, senza retorica, senza morti o sangue, i cinque registi sono riusciti a mostrare la vita a Gaza in tutta la sua assurda e disperata realtà. Una scena, tra le tante, basta a far capire il concetto: dopo uno dei tanti blackout, uno dopo l'altro tutti, con estrema naturalezza, si avvicinano al proprio generatore e lo accendono, ripartendo (per l'ennesima volta).
La vita nella "striscia" è anche questo.
29/11/2013, 11:00
Carlo Griseri