Note di regia del documentario "Solving"
Lo spirito della documentazione porta con se la voglia innata di esplorare.
Esplorare il nostro paese oggi significa fare i conti con le possibilità del nostro futuro. Siamo i nipoti del boom economico e i figli della contestazione giovanile, a noi è rimasto l’ottundimento. Ovvero la capacità di restare imbambolati di fronte a qualcosa che ci accade e a cui non sappiamo come reagire. La crisi mondiale, dentro sui stiamo vivendo è figlia di un vissuto fantoccio creato dalla speculazione finanziaria e da tutte le bolle che ne sono derivate. Vivevamo come sempre ignari di quello di fronte il quale ci saremmo trovati e come sempre, noi giovani, non siamo stati capaci di pensarci su, ma ci siamo solo preoccupati di non guardare la tempesta che stava nascendo, alzando un po’ di più il volume della nostre suonerie. Ricercando storie interessanti che mi sarebbe in qualche modo piaciuto mettere in scena ho trovato nelle “spie” di questa crisi, lo spunto più interessanti in cui raccontare la verità. La verità del perché riuscivamo a vivere nel modo in cui vivevamo e perché sopravviviamo oggi, saltando, da chi un posto di lavoro ancora ce l’ha, a chi è dovuto emigrare, a chi non ha attualmente futuro. Quelle spie, che ci hanno voluto avvisare di una tempesta ormai già pronta a distruggerci, sono quegli imprenditori medi e piccoli e tutti quei lavoratori che hanno voluto lasciare un segno eccessivamente indelebile nelle pagine della recente storia italiana. Leggere di chi bruciava, si sparava o più dignitosamente si lasciava cadere da solo nel proprio ufficio, hanno attirato prima l’attenzione del protagonista e successivamente la mia. Tanto da voler osservare l’universo di queste figure viste sempre con un particolare distacco da parte della mia generazione, ormai non più volta all’intraprendere una via nella vita, ma piuttosto spinta invece a subirla. L’aspetto dell’esperienza imprenditoriale, le sue sfumature più grigie, le difficoltà del quotidiano mi hanno portato ad avvicinare l’occhio della telecamera su un campione tanto comune se visto da lontano eppure così unico se posto sotto la lente cinematografica. Il protagonista della vicenda di SOLVING, a cui non ho concesso libertà per un anno intero di ricerche, è stato l’aspetto più particolare di una ricerca volta a sintetizzare determinate scelte estreme nel parlato di chi le ha vissute da vicino e di chi le commenta ogni giorno. Fino ad arrivare al testimone più importante di tutta la mia ricerca, quel Francesco Alberoni, ultima colonna di quell’intelligenza nostrana, di cui ormai non ascoltiamo più le gesta. Le sue analisi, figlie di un percorso di vita vissuta a stretto contatto con tutta una serie di figure chiave della nostra storia economica recente, mi hanno fornito lo spunto definitivo per poter osservare la vicenda da più punti di vista, finendo con il qualificare con giusto calibro una figura tanto particolare quale quella dell’imprenditore. Lo stile che ha contraddistinto le riprese è stato il figlio di una ricerca visiva che mi ha portato a concepire quale fosse il giusto filtro della camera e a trovare quasi sempre un punto di vista mai invasivo ma sempre presente nella narrazione. Il fuori campo, soprattutto acustico, in definitiva, ha personalizzato tutta la messa in scena, posizionando lo spettatore in quello che per lungo tempo è stato il mio punto di vista, quello più vicino a queste figure.
Giovanni Mazzitelli