ALBERTO FASULO - "TIR è un'opera sulla condizione umana"
Partiamo dall'inizio, come è nata l'idea per la realizzazione di "TIR"?
Alberto Fasulo: I miei film richiedono sempre dei processi lungi di ambientazione e sceneggiatura. Da subito ho sentito l'attrazione per il mestiere del camionista, lavoro che ti porta a non vedere mai la propria famiglia. Mi piaceva trattare questo paradosso. Inoltre, nel 2000, durante lo sciopero degli autotrasportatori, per caso, entrai in contatto con un camionista, che mi ha fatto ancora di più innamorare della mia idea. "
TIR" è nato da questo e dalla volontà produttiva della Nefertiti Film, che dopo "
Rumore Bianco" ha accettato di produrre anche questa mia opera. Inizialmente il film doveva essere un documentario, poi è cambiato di genere, evolvendosi nel tempo, anche perchè in un periodo di crisi economico/finanziaria e morale come quello che stiamo vivendo, ho voluto focalizzare molteplici aspetti, oltre a quelli delle condizioni lavorative di per se stesse.
Inizialmente, quindi, il film doveva essere un documentari vero e proprio, progetto che hai presentato anche ai Premi Solinas e Corso Salani. Come hai "mutato" il progetto? Come ti hanno aiutato Carlo Arciero e Enrico Vecchi nella realizzazione el film?
Alberto Fasulo: Fin dall'inizio del progetto al mio fianco ho avuto due sceneggiatori. Questa è stata una scelta di "partenza", perchè volevo confrontarmi con due persone diverse sia sul tipo di scrittura sia sull'argomento trattato. Una delle cose su cui abbbiamo lavorato molto è su cosa è una storia e come si identifica. Solo nell'ultimo anno di produzione abbiamo deciso di scegliere un attore come protagonista del film ed abbiamo coinvolto anche lui nella sceneggiatura, perchè abbiamo sempre tenuto la storia aperta durante le riprese. E' stato un lavoro costante nel tempo e se lo posso, così, definire "artigianale".
Il film era stato presentato a Panorama in Cantiere al Festival dei Popoli. Cosa ti è servito di quella esperienza e come si è evoluto il film dopo esserti confrontato con il pubblico in sala sul progetto?
Alberto Fasulo: Quando abbiamo presentato il progetto a Firenze, ci stavamo lavorando da tempo e quel giorno abbiamo capito che c'era un grande interesse intorno al film, specie nella nostra scelta di usare un attore professionista. Quell'esprienza ci ha data forza ed è stata un buon momento per "ascoltarsi" e riflettere. "
TIR" ha una dammaturgia sottile, data dall'intimità della storia. La nostra scelta di fare un film personale è stata una scelta di campo. Un "non attore" non mi avrebbo potuto dare qull'intimità che cercavo con il protagonista, perchè volevo raccontare l'uomo e dare una mia visione del fare e del raccontare. Ho voluto a tutti i costi fare un film intimo. La scomessa era quella di dare un'universalità all'opera, dove altri camionisti come Branko si potessero ritrovare in lui.
Come è avvenuta la scelta di Branko Zavrsan per il ruolo del camionista?
Alberto Fasulo: Come detto la scelta di prendere un attore è arrivata in un momento successivo della stesura del progetto. Avevo fatto dei casting, poi per caso ho incontrato Branko e paralndo con lui non ho avuto dubbi. Aveva fin da subito una forte motivazione a fare un film di ricerca come questo. La produzione ha, poi, pagato a Branko la patente per la guida dei camion e l'abbiamo fatto assumere da una vera compagnia di trasporti per rendere la storia ancor più reale.
In sceneggiatura abbiamo deciso che Branko dovesse essere un figlio della crisi e per questo abbiamo deciso di fargli intraprendere il ruolo di un ex professore, che cambia vita per un motivo economico, adattandosi ad un lavoro più faticoso ma meglio retribuito. La grande denuncia del film è questa, mostrare come tutto ormai ruota intorno ai soldi anche a scapito dei rapporti famigliari, che possono incrinarsi per la lontananza da casa dell'autista. Quella di Branko è una scelta "radicale" che lo porta a vivere una vita nuova, fatta di isolamento e solitudine.
Come hai lavorato direttamente sul campo? Eri da solo o hai usato una troupe?
Alberto Fasulo: Ho girato da solo e per certi periodi con una troupe con due fonici, camera ed un assistente per lo stoccaggio dei materiali. Sono stato quattro mesi "spalla a spalla" con Branko, giorno e notte.
Non è il primo on the road con cui ti cimenti, anche la tu precedente opere, "Rumore Bianco" era un viaggio lungoi l fiume Tagliamento. Cosa ti affascina di più del "viaggio" e quale aspetto ricerchi principalmente nelle tue opere?
Alberto Fasulo: Nelle mie opere cerco di focalizzare l'attenzione sull'uomo e sui rapporti sociali. In "
Rumore Bianco" mi ere incentrato sulla relazione tra la natura e l'uomo, in "
TIR" sulla persona e la propria vita. Ritengo, che "
Rumore Bianco" sia un film "on the road", mentre "
TIR" è un "falso movimento", perchè il mio scopo era stare accanto con la mia telecamere all'immobilità di questo uomo. E' un "muoversi" stando seduti, un'opera sul cambiamento delle condizioni umane. Non so' cosa mi affascina del viaggio, forse il concetto stesso, quello di spingermi nella realizzazione dei miei film verso la scoperta, verso un'evoluzione, verso una domanda finchè non trovo una risposta..
"Tir", ha vinto il Festival di Roma ed ha ricevuto una menzione al Festival di Belfort. Te l'aspettavi?
Alberto Fasulo: Non me l'aspettavo, come mai avrei pensato di entrare nel concorso internazionale del Festival di Roma. Quando mi hanno detto di presenziare alla cerimonia di premiazione, pensavo avesse vinto Branko nel ruolo di miglior attore e non il film. Per quanto riguarda Belfort, la cosa più bella è stata la risposta del pubblico francese, che è rimasto entusiasta di "
TIR".
Dopo "TIR", ci puoi svelare a quale progetto stai lavorando?
Alberto Fasulo: Sto finendo di realizzare un documentario sui genitori, che hanno figli diversamnte abili, dal titolo "
1 Giorno Ogni 15". Sono al montaggio del film...
26/02/2014, 13:09
Simone Pinchiorri