CAVALLO DI TROIA - Un gruppo di aspiranti attori
"
Cavallo di Troia" di
Giuseppe Ferlito nasce dalla passione e dall’impegno degli attori e dei bravi alunni della Scuola Laboratorio Immagina di Firenze. Un film realizzato senza nessun finanziamento pubblico che prende vita proprio grazie alle esperienze formative che ogni anno vengono offerte in Borgo della Stella nell’Oltrarno fiorentino. Ferlito racconta proprio la vita di un gruppo di aspiranti attori alle prese con un arcigno e severissimo regista, De Fabris, un tiranno del set, freddo e cinico, interpretato dall’ottimo e navigato istrione teatrale
Giorgio De Giorgi.
Tutto (naturalmente nel film) nasce da un provino andato male. Adam, attore fragile e trasformista, viene sbeffeggiato pubblicamente dal regista che lo umilia e gli consiglia di cambiare mestiere. Da qui scatta la molla per una vendetta spietata e molto ben orchestrata che vede protagonisti il gruppo di amici dell’attore. Il film è fresco e racconta molto bene la vita, scanzonata e un po’ nomade, degli attori alle prime armi, ma svela anche il profondo rancore e le tante invidie che nascono sul set. Adam non può proprio accettare di essere stato umiliato in pubblico e dunque sarà proprio grazie alle sue doti attoriali che riuscirà ad avere la propia rivincita sul suo odiato De Fabris.
“
Cavallo di Troia” è un film che si può dividere in due parti, con due ritmi e riferimenti visivi ben distinti. Nella prima parte, più legata alle atmosfere del cinema francese, Ferlito racconta con sguardo appassionato la vita dei tanti aspiranti attori che vivacchiano, tra un provino a Bologna e un’ “indianata” notturna sopra la città, a parlare di arte e di sogni tutti fatti di celluloide. Nella seconda parte, c’è un repentino cambiamento e si va verso il film di genere, la regia e le atmosfere diventano pesanti, le ambientazioni notturne rimandano al thriller e all’horror italiano degli anni ’70. In una casa in mezzo ad un temporale, con primissimi piani e tutto un gioco psicologico di sguardi e di silenzi, si confrontano Adam, l’attore in cerca di celebrità e De Fabris, in sedia a rotelle, sequestrato propio come nella scena dei drughi che piombano nella villa di Arancia Meccanica. Il confronto tra il giovane attore frustrato e il suo odiato maestro porterà ad una reazione inaspettata, un finale di film che funziona molto bene. I personaggi principali, come nei migliori manuali di sceneggiatura americana, sono evoluti psicologicamente, cambiano, il Viaggio dell’Eroe è arrivato al suo capitolo finale.
Un po’ troppo invasiva e presente la colonna sonora che tende a commentare ogni passo della storia, tanto da risultare ridondante. Oltre al bravo
Alessandro Massini, da segnalare anche la co-prootagonista
Francesca Cellini, attrice al suo esordio sul grande schermo.
23/01/2014, 08:58
Duccio Ricciardelli