Note di regia di "Per Amore del mio Popolo. Don Diana"
Don Diana è stato etichettato come un prete di strada, un prete coraggio e un prete anticamorra... ma lui amava definirsi un prete e basta. Ecco siamo partiti da questa semplice affermazione per costruire questo nostro film. Un prete e basta! Un prete calato in un habitat tra i più difficili e duri del nostro meridione. Un habitat, rimasto isolato e chiuso per secoli. Dove le leggi dello Stato non venivano rispettate e dove a comandare era la legge dell’illegalità e dell’ingiustizia. E’ in questo far west nostrano, a un’ora e mezzo di auto da Roma, che ha operato venti anni fa don Giuseppe Diana. Ed è qui che è stato ucciso.
Ucciso perché si è opposto ai soprusi della camorra che funestavano il territorio. Ucciso perché ha saputo mobilitare le coscienze di fronte ai tanti delitti che si verificavano nell’aversano. Ucciso perché ha sollecitato l’intervento dello Stato pressoché assente in quegli anni. Ucciso perché si è opposto al potere della camorra dimostrando che la camorra la si poteva contrastare liberando le persone dalla paura ed educandole alla legalità e alla giustizia. Ucciso perché è diventato un “simbolo forte”... e quindi un simbolo da abbattere. LE RIPRESE... Noi questo nostro film siamo andati a girarlo proprio nei posti dove Don Peppe ha vissuto e operato: Casal di Principe, Frignano, Casapulla, Casaluce... E l’abbiamo fatto anche con la gente del posto. Facce autentiche, scolpite, di una straordinaria forza espressiva. E tutti con una entusiastica disponibilità a collaborare. Quando il primo giorno nella piazza di Frignano ci siamo trovati di fronte a un migliaio di persone che volevano assistere alle riprese del film, ho capito che stavamo per vivere qualcosa di straordinario perché volenti o nolenti avremmo dovuto fare i conti con tutta questa folla ingombrante.
E che avremmo dovuto cambiare anche il modo di gestire la normale routine delle riprese. Quando impostata e provata la prima scena nel delirio e nella confusione più assoluta, ho gridato nel megafono: “Bene signori, silenzio...giriamo... ciac in campo... MOTORE!” Quella folla urlante, per magia o per miracolo non lo so... si è trasformata in un immenso tappeto di occhi muti... e un SILENZIO ASSOLUTO si è impadronito della piazza. Un silenzio impensabile dieci secondi prima! In quel momento la nostra concentrazione era sostenuta dalla concentrazione di tutte quelle centinaia di persone che si trovavano di fronte a noi. Ora che il film è finito mi sento di poter dire che la sua realizzazione è anche frutto della presenza di queste centinaia e centinaia di persone che ogni giorno, assistendo alle riprese, ci hanno costretto sì ad uno sforzo al limite massimo della concentrazione... ma allo stesso tempo, con i loro applausi entusiastici alla fine di ogni ciac, sono stati uno stimolo unico e irripetibile, mai provato prima nella mia ormai lunga esperienza professionale.
Antonio Frazzi