L'UOMO SULLA LUNA - La vita, i sogni, la morte
Un'ambientazione affascinante, un mondo che appare chiuso tra casa e cimitero. Le donne di un villaggio della Barbagia, in Sardegna, vedove, zitelle comunque senza un uomo, vivono nel culto dei morti e di una sorta di comunicazione fatta di credenze popolari, di racconti tramandati, di superstizioni legate ai sogni.
In "
L'Uomo sulla Luna" non appaiono uomini; sempre assenti in vita, probabilmente pastori che hanno vissuto isolati per lunghi periodi, ora, nella morte, si sono finalmente riavvicinati alle loro famiglie, che, attraverso l'impegno delle donne più anziane, mantengono aperto un rapporto con le quotidiane visite al cimitero.
La morte dunque che riavvicina; i sogni che tengono aperto un canale di comunicazione che però troppo spesso è latore di sventure.
Dai racconti raccolti da
Giuliano Ricci, si potrebbe intuire che queste donne non sanno "vivere". non sanno godersi la vita, nel semplice senso di prenderla con positività e leggerezza. Oltre alle donne, tutto l'ambiente appare pregno di negatività, con una tradizione popolare basata sul sangue, sul nero, sul sacrificio, sulla paura.
Anche l'interpretazione dei sogni è sempre al negativo; ogni visione, ogni annuncio porta lutti o sciagure. Una sofferenza ricercata in ogni istante per espiare qualche colpa commessa non si sa da chi.
Un mondo di sofferenza indotta così diffuso e condiviso che illumina di credibilità l'invito dei morti scritto al cimitero: "Andate a casa vostra che stiamo meglio di voi".
Un bel racconto che documenta una situazione che forse tenderà a scomparire, ma vista la profondità delle radici, non tanto presto.
01/05/2014, 19:05
Stefano Amadio