ANAM IL SENZANONE - La cura e la guarigione secondo Tiziano Terzani
Maggio 2004, il regista
Marco Zanot, accompagnato da una piccola troupe televisiva si reca ad Orsigna, nella montagna vicino Pistoia, per intervistare
Tiziano Terzani. Sono gli ultimi mesi della vita di Terzani che dopo trent’anni di corrispondenza di guerra e gravemente malato, decide di ritirarsi nella sua baita toscana per rivedere tutta la sua vita di scrittore ma soprattutto di uomo. Tutto il documentario si concentra sul volto di Terzani, barba bianca, maestro di saggezza pieno di aneddoti e di immagini, viaggi ed incontri.
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Anam, il Senzanome" è un documento importantissimo per capire l’ultima fase della vita di Terzani, la sua solitaria ricerca di una spiritualità che possa andare al di là del corpo che la malattia sta distruggendo, la speranza vana di affidarsi alle medicine alternative, il ritorno nell’amata/odiata New York dove si curano i malati con le tecnologie più sofisticate.
Alle interviste di Terzani, si alternano in maniera delicata e mai invasiva anche i disegni che il giornalista faceva durante i suoi innumerevoli viaggi come inviato nei punti caldi del pianeta. Un Terzani che più volte ribadisce la propia testardaggine e ironia del fiorentino che ha girato il mondo ma che non riesce a liberarsi delle sue origini. Il senso finale del pensiero di Terzani è molto semplice: non esiste una vera cura alla morte. Ognuno deve essere artefice del proprio miracolo e sfruttare ogni momento di difficoltà per rinascere e ricostruirsi interiormente. In neanche un’ora di intervista Terzani riesce a toccare i temi più disparati, dal terrorismo, all’imperialismo statunintense, dall’ascetismo al giornalismo di guerra. Forse l’unica soluzione alla scomparsa del corpo fisico Terzani la vede nella scrittura, la cosiddetta “Congiura dei poeti”, cioè una comunione pacifica e creativa fatta di persone attente alla realtà che li circonda, forse l’ennesima utopia.
Zanot è abile nel cogliere con estrema poesia anche i luoghi e le atmosfere di Orsigna, si siede per ore a conversare con Terzani, prende il tè con lui alla maniera d’oriente, conversa su Thomas Eliot e lo punzecchia sul concetto delicatissimo di “decivilizzazione dell’America”. Terzani afferma ora di essere diventato Anam, un senza nome, pronto a rinascere in una nuova dimensione spirituale al di là della prigione del fisico e della malattia. Chissà se lassù nei boschi verdi del pistoiese ci sono ancora gli occhi di porcellana indiani che il nonno Tiziano ha applicato ai castagni secolari del suo terreno. Un regalo e una trasmissione di pace e di saggezza per il suo nipotino.
13/04/2014, 17:38
Duccio Ricciardelli