IN NOMINE SATAN - Il sangue per la fama
Due agenti dell'antidroga ritrovano un ragazzo e una ragazza in stato di shock, sotto l'effetto di droghe e stupefacenti. Quando iniziano le indagini, gli inquirenti scoprono che i due sono coinvolti nell'omicidio di una loro amica, Angela De Rosa, dietro al quale si cela l'esistenza di una setta satanica. La polizia dovrà fare i conti con ulteriori omicidi e ripetute istigazioni al suicidio, sempre legati al satanismo.
Riguardo a questo suo primo progetto cinematografico, il regista
Emanuele Cerman ha spiegato: “In questo momento mi sento rilassato perché ho portato a termine questa opera, che inizialmente doveva essere girata da
Stefano Calvagna e indirizzata alla televisione, ma poi me l'ha affidata. Ringrazio gli attori che hanno lavorato anche in condizioni difficili, dove le location non sono sempre disponibili e in soli dieci giorni. Francesca Viscardi è riuscita benissimo a trasmettere agli altri attori la capacità di affrontare un tema del genere, che fa riferimento al dolore delle vittime e dei presunti colpevoli coinvolti in una realtà come quella del satanismo. L'obiettivo principale è stato di denuncia nei confronti della società. Esistono 600 mila adepti alle sette sataniche e questo equivale ad un fatto reale. Il Satanismo ha diverse tipologie di culto. Quelle più pericolose sono formate da ragazzini che iniziano a sperimentare delle cose attraverso il consumo di droghe. Nel nostro cinema è mancato spesso il coraggio di raccontare il lato oscuro del paese. Io sono uno dei fondatori di Indicinema e credo che anche il lavoro indipendente debba essere pagato e valorizzato, ma per fare tutto ciò servono dei mezzi adeguati. Quello di Stefano è stato un grande regalo, che mi ha permesso di portare anche altri attori nel cast”.
Sul lavoro di scrittura il regista ha inoltre spiegato: “Quello che Stefano mi ha dato a livello di scrittura è l'indagine. L'opera televisiva non poteva avere la stessa valenza drammatica di quella cinematografica. Ho seguito diversi casi connessi alle bestie di Satana e ho voluto mettere in chiave simbolica il mio pensiero su questa realtà il più delle volte celata. Nella sceneggiatura ho inserito parti oniriche, cercando punti di vista differenti”.
Per Stefano Calvagna, sceneggiatore e attore principale del film: “Ho dato a Emanuele uno script che avevo studiato attentamente. Avevo letto “I ragazzi di Satana” e non abbiamo preso posizioni, ma raccontato quello che avevo capito. Tuttavia fu difficile portarlo in tv con due puntate. Era una sceneggiatura lunga e televisiva, allora abbiamo fatto un discorso cinematografico operando dei tagli per adattarlo al grande schermo e mi auguro ci siano altre collocazioni nelle sale”.
Maria Tona, che nel film interpreta la moglie del giudice, ha commentato: “Faccio i complimenti ad Emanuele per il lavoro. Il mio personaggio fa riflettere, crea il dubbio e secondo me nella società il dubbio c'è sempre e il male è in quei volti che sembrano tutt'altro. È stato un lavoro durissimo e ho cercato un'interpretazione che avesse un fluido reale”.
Infine
Mattia Mor, che ha collaborato alla produzione del film, ha affermato: “Ho finanziato questo film, ma faccio l'attore e mi occupo anche di politica. È stato un film fatto con quaranta mila euro, un budget ridicolo ma l'abbiamo fatto per la passione che c'era dietro ed essa ha fatto sì che arrivassimo a questo risultato. Lo ritengo un lavoro straordinario, ma la responsabilità è sempre della classe dirigente. Veniamo da un periodo in cui qualcuno disse che con la cultura non si mangia, quando in realtà ci si mangerebbe se venisse valorizzata. Credo sia ora di dare dei segnali alla società”.
18/04/2014, 09:37
Margherita Pucello