Una telecamera silenziosamente riprende la vita di un ragazzino di Napoli. E' la cinepresa di
Leonardo Di Costanzo, che si insinua nella vita di un adolescente nel documentario "
Cadenza d'Inganno" (2011), seconda tappa della trilogia de "
L''Età di Mezzo", composta anche da "
A Scuola" (2003) e conclusasi con "
L'Intervallo" (2012). Forse la storia di Antonio, il piccolo protagonista doveva essere l'incipit dell'indagine di Di Costanzo. Infatti, il regista, riprende nel documentario, un girato del 2003 "sospeso" dalla volontà del ragazzo che decise all'epoca di non continuare il documentario, per, poi, rifarsi vivo otto anni dopo, quando prossimo al matrimonio decide
con Di Costanzo di finire il film.
La storia di Antonio ha così una fine, adulto, in cravatta, che si presenta davanti alla sua sposa. Non è più il ragazzino inquieto dei quatieri spagnoli, ma, una volta abbandonata la scuola e' diventato barista e viaggia lontano da tutto su una macchina insieme alla consorte vestita di rosso. Un finale lontano dal "girato" adolescenziale, dove il protagonista sembra sempre sfuggire alla realtà, in un quartiere immobile, in una Napoli del passato, senza sogni ed ambizioni. E' un adolescente degli anni 2000, senza sogni, senza speranze, senza sogni concreti, ma con la speranza di un guadagno facile, come il resto della sua generazione, che all'inizio del documentario aspira ad una vincita al superenalotto per poter godere di miglior sorte.
"
Cadenza d'Inganno" basa tutta la sua essenza sul vissuto su quello che è stato, che è e che, forse, sarà. E' una descrizione lucida dell'
età di mezzo, ma anche un laboratorio per comprendere cosa sta succendendo nella vita degli adolescenti ed anche in quella degli adulti...
01/05/2014, 17:00
Simone Pinchiorri