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L'INTERVALLO - Un dramma sull'adolescenza


L'INTERVALLO - Un dramma sull'adolescenza
Una ragazza viene sequestrata da una banda di quartiere e rinchiusa in un vecchio ospedale psichiatico abbandonato. A sorvegliarla è chiamato un ragazzo che è all'oscuro di tutto e che quotidianante gira per la città con il suo carretto a vendere granite. Entrambi si sorvegliano a vicenda: la "prigioniera" ed il "guardiano", entrambi in pericolo, perchè costretti a stare in quel luogo dal capoclan. Dopo una diffidenza iniziale, dovuta allo scetticismo della ragazza, che crede, che il suo carceriere sia al servizio della banda, tra i due si crea una complicità inaspettata ed inseme affrontano l'emergenza, fino all'arrivo del boss, che spezzerà questo loro "intervallo" dove si sono riscoperti per alcune ore adolescenti.

Una trama che all'apparenza sembra semplice, nasconde un piccolo capolavoro, interpetrato dai bravissimi Alessio Gallo e Francesca Riso: è "L'Intervallo", opera prima di finzione di Leonardo Di Costanzo, autore proveniente dal mondo del documentario, sceneggiato insieme a Mariangela Barbanente e Maurizio Braucci. Una storia convincente, dai dialoghi mai banali, costruita drammaturgicamente in tre atti, quasi fosse un testo teatrale. Nella prima parte prevale la diffidenza, nella seconda c'è la scoperta dell'altro, nella terza la constatazione della loro situazione, che li riporta alla dura realtà. L'enfasi del ricatto che pesa sulle teste dei due protagonisti li porta a fraternizzare, ad isolarsi dal contesto sociale, vivendo un "attimo" della loro vita come due ragazzi che stanno per innamorarsi.

Di Costanzo non soffre il passaggio dal documentario alla finzione. Dal cinema del reale si porta dietro nella realizzazione de "L'Intervallo" il suo modo di filmare, l'attenzione con quale inquadra lo spazio visivo, per il resto è tutta "messa in scena" di un argomento a lui caro, quello de "l'età di mezzo", già trattato in "A Scuola" e "Cadenza d'Inganno". L'aneddoto con il quale costruisce il fatto, quello del sequestro malavitoso, pur non estaneo alla narrazione, serve al regista per approfondire questa tematica. Ne "L'Intervallo" si ritrovano i desideri, le speranze, le paure, le aspettative di una generazione, che pur sembrando all'apparenza forte, è debole, un'esistenza "strozzata" che solo in sporadici "intervalli" trova veramente i propri spazi vitali.

02/05/2014, 18:00

Simone Pinchiorri