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L'AngOlo StrAnieRo - LOCKE


Diretto da Steven Knight, già sceneggiatore per Frears e Cronenberg, "Locke" è l'epitome del minimalismo cinematografico.


L'AngOlo StrAnieRo - LOCKE
Tom Hardy, lo psicotico Bane nell'ultimo Batman, Il Cavaliere Oscuro-Il ritorno, di Christopher Nolan, interpreta Ivan Locke, un uomo comune, un capo cantiere che si mette alla guida di una Bmw alla vigilia del giorno più importante della sua carriera lavorativa, la consegna di cemento per la costruzione delle fondamenta di un grattacielo. Ma questo è l'ultimo pensiero nella mente di Hardy. Ambientato completamente nell'abitacolo di un'automobile, "Locke" è un viaggio in tempo reale, 85 minuti per arrivare da Birmingham a Londra, dove il protagonista è l’unico volto che vediamo sullo schermo.

Gli altri personaggi sono le voci all’altro capo del filo che raccontano la storia del protagonista. Un capo insensibile e frenetico, un collega ubriaco che ora deve farsi carico della consegna, un impiegato del comune a cui chiedere la chiusura di una strada per l’arrivo del calcestruzzo, due figli adolescenti in attesa che Hardy torni a casa a guardare una grande partita di calcio, la moglie, Ruth Wilson, che non sospetta nulla, ed infine un’amante isterica, Olivia Colman, con cui ha passato una sola notte di sesso, in procinto di dare alla luce un figlio che è suo.

Incollato al sedile della sua auto, Hardy è impegnato in una serie quasi continua di conversazioni telefoniche. Non c’è azione, gli unici movimenti sullo sfondo notturno sono le luci dell’autostrada e del display del cruscotto blu-tooth all'interno della vettura chiamate a cogliere nelle pieghe del volto di Hardy, a volte assente o apparentemente inespressivo, le tracce di una
qualche emozione mentre la sua vita sta andando in frantumi.

Un one man show affidato alla brillante performance di Hardy, un maniaco del controllo che per un’ora e mezza continua a ripetere a se stesso di aver preso la giusta decisione mentre al di là dello spazio ristretto della sua auto, ormai diventata il suo mondo a due ruote, regna il caos. Seppur un po’ melodrammatico e fin troppo teatrale, Locke riesce a fornire semplici metafore per ricordarci la precarietà delle nostre vite, quando anche un solo errore è capace di cambiare il destino di un’esistenza costruita con cura.

01/05/2014, 12:20

Monica Straniero