La presenza italiana a Cannes non si può definire eccellente, ma significativa e al femminile. Significativa in quanto i film italiani sono presenti nelle sezioni più importanti, eccetto che a
La Quinzaine des réalisateurs.
Le meraviglie nella Competizione ufficiale,
Incompresa in Un Certain regard,
Più Buio di Mezzanotte in La Semaine de la critique,
La voix humaine in Cannes classics e
Lievito Madre (di Fulvio Risuleo),
I ponti di Serajevo (di Leonardo Costanzo) nella competizione dei cortometraggi. Inoltre l’omaggio a Fellini e Mastroianni nel manifesto dell’edizione 2014.
Presenza al femminile, poiché oltre a
Sophia Loren ( che a settembre compie 80 anni), definita dalla stampa francese la regina madre delle attrici presenti al Festival, ospite d’onore nella sezione
Cannes Classics, interprete di
La voix Humaine nella versione di suo figlio Eduardo Ponti, e protagonista insuperata di Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica (versione restaurata). La Loren di oggi animerà un Master Class che si annuncia di particolare interesse.
Con curiosità si attende la pellicola di
Alice Rohrwacher, che dirige la sorella Alba e Monica Bellucci in
Le Meraviglie, e Asia Argento, che ha invece diretto Charlotte Gainsbourg in
Incompresa una storia di separazione familiare che in molti hanno letto come riferimento autobiografico ai genitori Dario Argento e Daria Nicolodi.
Più buio di Mezzanotte prima regia di
Sebastiano Riso porta allo schermo il vissuto di Davide, adolescente catanese diverso, non compreso, mortificato e oppresso in famiglia per la sua omosessualità. La violenza manesca del padre e l’apatia affettuosa della madre spingono il quattordicenne, dall’aspetto effeminato, alla fuga per la ricerca di un mondo meno ostile e forse comprensivo. Lo trova nel Parco di Villa Bellini dove si aggrega ad un gruppo di giovani più o meno della sua stessa condizione che lo accolgono con simpatia e solidarietà.
La messa a fuoco e la descrizione dei membri della piccola banda e della loro arte di arrangiarsi anche per mascherare la drammatica precarietà della loro esistenza è la parte più riuscita del lungometraggio. Il regista segue con sguardo attento e affettuoso il vivere di Davide. Sguardo che non diventa mai quello di un voyeur. Questa simpatia fa pensare a reminiscenze autobiografiche del regista. Ma anche nel Parco dell’amore arriva il peggio e c’è lo stupro. L’armonia viene infranta. La morte impietosa porta via La Rettora, miglior amico di Davide. Lo scoramento è terribile ma non si torna indietro. Nemmeno il causale incontro con la dolce mamma, privo di pathos e di emozione, convince Davide a riprendere la sua esistenza “normale”. Nota stonata registicamente, nell’armonia di un vivere libero, è la marcata presenza del magliaccia, l’uomo in bianco, con immagini di “polar” mal digerite. L’uso dei flash back per rendere più comprensibile gli antefatti, spezza il filo narrativo della storia spiazzando lo spettatore.
Filmato con accuratezza, realismo e predilezione del buio
Più buio di Mezzanotte non solo è tributario dei maestri del genere sull’argomento, ma tratta il problema dell’omosessualità unicamente da parte dell’omosessuale e non da parte di chi ne è compartecipe e ne condivide le sofferenze. In questo caso i genitori. Per questo film che fa pensare e lascia il segno vada un grande plauso al regista e a tutta la “troupe” vista allo Spazio Miramar di Cannes. Congratulazioni a
Micaela Ramazzotti per la sua interpretazione dell’infelice madre di Davide e per le belle parole augurali al cinema italiano pronunciate all’inizio della prima cannense.
18/05/2014, 17:56
Martine Cristofoli