Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Ehi Muso Giallo"


Note di regia di
Ehi Muso Giallo è un storia che non ha un genere ben definito. È una commedia, un pulp, un po’ grottesco, un po’ noir. Così come sono i personaggi che ruotano nel racconto. Nessuno è protagonista eppure tutti lo sono. Nessuno è vittima fino in fondo e nessuno è carnefice in modo così dichiarato. La narrazione vuole disorientare sempre, non facendo capire volutamente sino alla fine cosa succederà. La donna asiatica tiene le redini del gioco in una grossa messa in scena che serve per dare una grande lezione al malcapitato ladruncolo. L’incertezza del proprio destino che gli si presenta è la stessa che descrive l’intero corto allo spettatore. Che succederà all’ostaggio? La domanda che ci si pone viene risolta dal primo finale in cui il ragazzo non viene ucciso ma consegnato alla polizia. Dentro di lui la sensazione è quella di un falso appagamento: “ti hanno appena fatto la multa e il carro attrezzi ti sta portando via la macchina”, “no, scherzo ti hanno solo portato via la macchina”. Non sai se essere molto preoccupato o solo preoccupato. Il nucleo della storia è il tentativo bislacco di dare una lezione al ladro non sull’inadeguatezza di una tentata rapina ma l’importanza di riconoscere il valore dell’integrazione culturale in cui la nostra società ormai vive. La proprietaria del ristorante non è stata infastidita, infatti, dal rapinatore nel suo gesto semmai dalla frase offensiva con cui ha esordito l’intera rapina: “Ehi, mani in alto, muso giallo!”. A confondere ulteriormente è la vicenda che avviene all’interno del ristorante. Il gruppo di ragazzi chi sono? Degli amici che si raccontano una leggenda metropolitana? Il narratore, Poldo, è un complice del ristorante? I suoi amici sono le prossime vittime della cucina? O lo sono tutti? Per ora l’importante è sapere di non dare del muso giallo alle cosiddette seconde generazioni.