Note di regia di "Sangue Sparso"
Le riprese di “Sangue sparso” sono ambientate prevalentemente negli anni che vanno dal 1978 al 1983, segue un richiamo agli anni ’90 e infine ai nostri giorni.
Il messaggio sociale è di grandissima rilevanza: rispetto per la vita umana, solidarietà sociale, pacificazione sociale, rifiuto della violenza e di ogni forma di discriminazione.
L’ambientazione, la ricostruzione degli ambienti e dell’atmosfera del periodo a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 fornisce una panoramica dello stile di vita della Roma degli anni di piombo, in particolar modo negli ambienti politici e familiari giovanili.
Ed è infatti proprio ai giovani che è diretto prevalentemente il messaggio di carattere sociale, sotto un duplice punto di vista: da una parte mostrare come l’odio e la discriminazione portati all’esasperazione siano capaci di portare ad epiloghi di dolore e di morte; dall’altra riflettere sull’importanza dell’ideale, da una parte come dall’altra, nella vita dei giovani, i quali, se motivati da passioni non esasperate, vissute con maturità e con il rispetto degli altrui punti di vista, possono avere l’opportunità di fare tesoro da un’esperienza anche di militanza politica, se fondata sul ripudio assoluto della violenza.
Il lungometraggio racconta fatti di cronaca che costituiscono un pezzo della storia del nostro Paese: in “Sangue sparso” gli anni di piombo sono visti con gli occhi di un “sopravvissuto”, raccontati da chi li ha vissuti e sofferti in prima persona, da chi ha perso i propri amici durante una guerra assurda, inutile, senza senso. “Sangue sparso” non si propone di raccontare i fatti più eclatanti di quegli anni: tanto si è parlato, per esempio, del “caso Moro”; “Sangue sparso” vuole raccontare le storie “dimenticate”, i destini di tutte quelle famiglie e di quelle comunità che ancora oggi subiscono il dolore per le perdite subite, le cui ferite sono ancora aperte, ma di cui la tv e le grandi testate giornalistiche hanno cessato di parlare tanto tempo fa.
Sotto il punto di vista artistico “Sangue sparso” possiede un linguaggio immediato, diretto, concreto, realistico: racconta le vicende in maniera poco “romanzata”, sono spezzoni di vita concreta, le vicende di cronaca sono riferite proprio così come sono andate, così come ce le ha raccontate chi le ha vissute. La scelta del linguaggio e delle ambientazioni è esattamente fedele alla realtà di quel periodo, di quei giorni.
Il mio lavoro su “Sangue sparso” è iniziato due anni fa con la stesura della sceneggiatura, che è nata dopo una lunga serie di incontri con le persone che hanno vissuto in prima persona quegli eventi, le quali hanno riferito con esattezza molti particolari delle vicende che “Sangue sparso” racconta, dai dialoghi (in buona parte testuali) agli ambienti, dal vestiario ai rapporti interpersonali tra i personaggi, in tutte le loro sfaccettature.
“Sangue sparso” si propone, inoltre, di far riflettere: il sacrificio di tanti giovani, in un’epoca difficile sia in termini economici che sociali, non può rimanere nell’ombra. Quel sacrificio deve essere d’esempio per i giovani di oggi, affinché le generazioni future facciano tesoro degli errori del passato ma nello stesso tempo non cessino di lottare per l’affermazione delle proprie idee.