SANGUE SPARSO - Lacrime sugli anni di piombo
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Sangue Sparso" è il punto di vista militante di destra della stagione della lotta armata. Ma è del tutto fuori luogo parlare dei contenuti che andrebbero analizzati nello specifico, senza le banali generalizzazioni e un'umanizzazione dei personaggi che sembra soltanto strumentale e assolutamente personale.
Parliamo di cinema, perché di questo stiamo trattando, visto che anche il Mibac, circa tre anni fa ha finanziato il film con 150.000 dei nostri euro, considerandolo degno di interesse culturale. Ma tra il contenuto revisionista, gradito evidentemente a qualche potente dei tempi, e la capacità di realizzare un film da proporre alla visione del pubblico, la distanza è incalcolabile.
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Sangue sparso", diretto da
Emma Moriconi, è una sequela di dialoghi che ripetono ossessivamente il disagio e il disappunto dei personaggi alle vicende di sangue, ai ferimenti e alle morti dei loro camerati. Poco o niente è lasciato all'azione, alla suspance, o semplicemente alle immagini, con gli ambienti che si dividono tra interni teatrali (con sempre le stesse 3 pareti) e i muri che scorrono lungo i marciapiedi di una città (che non è Roma malgrado le insegne stradali). Case vecchie, un telefono a rotella, alcuni muri e poco altro, non bastano a ricostruire l'atmosfera di fine anni 70, ma anche i dialoghi ripetitivi, che siano scritti in un forzato dialetto romanesco o in un italiano scolastico, appesantiscono la storia anche a causa dell'evidente dilettantismo degli interpreti.
Ritrovarsi tra amici nella provincia sabina, decidere di raccontare con un video le memoria di un'appartenenza politica è del tutto lecito e apprezzabile, e dimostra quanto anche a destra cresca una indiscussa sensibilità artistica e culturale. Usufruire di fondi pubblici stanziati per chi fa il cinema di mestiere, potrebbe non essere condivisibile, se il risultato dimostra quanto l'operazione sia del tutto amatoriale.
10/06/2014, 15:51
Stefano Amadio