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L'AngoLo StraNieRo - "Jersey Boys"


Il nuovo film di Clint Eastwood sul quartetto che dal New Jersey conquistò l'America con la sua musica. Straordinario Christopher Walken


L'AngoLo StraNieRo -
Una scena di "Jersey Boys" di Clint Eastwood
Clint Eastwood, appassionato di musica, soprattutto jazz , dopo "Honkytonk Man" del 1982, straziante ritratto delle ultime figure-mito americane della musica country-folk e "Bird" del 1988 sul jazzista Charlie Parker, compie un’improbabile deviazione nel New Jersey per narrare di quattro giovani cresciuti in una periferia del New Jersey dove l'esercito, la mafia e il successo erano le uniche tre vie d'uscita.

È "Jersey Boys", la storia di Frankie Valli che con il suo falsetto pop liscio come la seta ha portato alla fama "The Four Seasons"; Tommy DeVito, Bob Gaudio, e Nick Massi, una band degli anni 60 che con canzoni stucchevoli come Sherry, Big Girls Don’t Cry, Walk Like a Man, Bye Bye Baby, Who Loves You è diventata campione di vendite (100 milioni di dischi nel corso di cinque decenni...), prima di essere spazzata via dai Beatles.

Per il riadattamento cinematografico dell’omonimo musical di Broadway, le cui repliche vanno avanti dal suo debutto nel 2005, Eastwood ha chiesto facce che fossero sconosciute al grande pubblico. Così alcuni membri del cast riprendono sul grande schermo i loro ruoli teatrali, John Lloyd Young per Frank Valli, Erich Bergen e Michael Lomenda per quelli di Bob Gaudio e Nick Massi, affiancati da un veterano come Christopher Walken, nel ruolo del gangster Gyp DeCarlo, che conferisce al film un’atmosfera da gangster movie tipo "Quei Bravi Ragazzi" di Martin Scorsese.

Il regista di film come Gli spietati, Million Dollar Baby, e Gran Torino, per citarne alcuni, questa volta racconta senza grande sforzo narrativo una classica storia americana sui travagli personali e professionali fuori scena dei The Four Seasons, soprattutto di Valli, che passa troppo tempo lontano dalla famiglia, e Tommy De Vito, Vincent Piazza, che con i suoi problemi di ego e di gioco d'azzardo metterà nei guai se stesso e il gruppo.
Un dramma alleggerito da particolari curiosi, come l’origine del nome del gruppo presa dall’insegna del FourSeasons Cock­tail Lounge e non da Vivaldi, da battute esilaranti, e da una divertente autocitazione quando uno dei ragazzi è fisso a guardare Eastwood in tv in una scena di Rawhide serie tv in cui il regista recitò per diverse stagioni, prima dei film di Leone.
C’è spazio anche per un espediente tutto brechtiano che vede i personaggi parlare di fronte alla telecamera, spiegando il loro punto di vista sull’ascesa e il declino del gruppo. Tutto finisce in una canzone, come nel rituale di intronizzazione di vecchie glorie del rock, al Rock and Roll Hall of Fame per ricordarci che nonostante le asperità della vita the show must go on.

20/06/2014, 20:55

Monica Straniero