NFF - "Enzo Tortora, una ferita italiana",
il calvario di un innocente
Un calvario infinito, una raccapricciante gogna mediatica, il dito della magistratura puntato contro. Un trattamento degno del peggior boss della malavita riservato per anni ad un povero innocente.
A distanza di più di trent'anni dall'arresto di Enzo Tortora, accusato nel 1983 di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli, Ambrogio Crespi porta la vicenda giudiziaria sul grande schermo nel documentario "
Enzo Tortora, una Ferita Italiana".
Crespi mescola perfettamente l'ottimo materiale di repertorio con le interessanti interviste ad amici, familiari, giornalisti e avvocati, cercando di far luce sui minimi particolari di una vicenda che in passato fece tanto rumore, ma che oggi rischia di essere dimenticata.
Parallelamente al dramma vissuto da Tortora, il doc mostra una serie di cortocircuiti presenti ancora oggi nel nostro Paese, come l'assenza di una condanna per certi magistrati capaci di errori macroscopici e al contempo di mantenere salde le proprie poltrone, e la condizione delle carceri, non adatte ad un essere umano.
Il lavoro di Crespi appare meno interessante quando procede verso la spettacolarizzazione, con immagini metaforiche e musiche dal tono epico che finiscono per sottolineare inutilmente una narrazione già di per se carica di emozioni.
"Enzo Tortora, una Ferita Italiana" è un film che non può lasciare indifferenti, capace di trasmetterti un mix di rabbia, stupore e tanta, ma tanta, voglia di verità.
01/10/2014, 20:02
Antonio Capellupo