Note di regia del documentario "Roma Termini"
Sono arrivato a Termini un giorno di novembre. Ancora il freddo non pungeva, c’era il sole quella mattina. Volevo vedere da vicino, parlare con chi non ha voce, avvicinarmi a chi non è da avvicinare. Così, giorno dopo giorno, si è aperto sotto ai miei occhi un universo parallelo, un mondo sotterraneo in continua metamorfosi ed evoluzione, con le sue regole, i suoi codici non scritti e le sue quotidiane storie di sopravvivenza e sopraffazione. Che cosa succede ad una persona quando si ritrova senza nessuno, per la strada? Che vuol dire staccarsi dalla comunità e scivolare lentamente nell'anonimato? Queste le domande che hanno animato la mia ricerca, il mio bisogno di comprendere, mostrare, entrare nei meandri di una psiche che oramai ha perso il proprio centro. Volevo un film sincero, diretto, nato dalla strada e dalla verità di vite vissute fino in fondo, di emozioni colte sul nascere. Nessuna troupe e nessuna sceneggiatura, per lasciare che fossero i protagonisti stessi a dirigere lo sguardo, a portarlo con naturalezza sul loro quotidiano, senza i sensazionalismi o i facili pietismi della retorica mediatica. Questa è stata la mia maniera di restare umano: cercare di mostrare queste persone per quello che sono e non per quello che rappresentano.
Bartolomeo Pampaloni