Anteprima a Bari per "Noi siamo Francesco" di Guendalina Zampagni
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Cinethica – Energia diversamente rinnovAbile”, rassegna cinematografica sui temi della disabilità, è giunta alla sua 4^ edizione e parte martedì 11 novembre alle ore 20.30 con l’anteprima nazionale di
“Noi siamo Francesco” (2014) di Guendalina Zampagni, presente in sala con il produttore e co-sceneggiatore Aurelio Grimaldi.
Girato a febbraio di quest’anno tra Bari e la provincia, nel cast Elena Sofia Ricci, Paolo Sassanelli, Mariolina De Fano e Luigi Diberti con gli esordienti Mauro Racanati e Gabriele Granito. Sceneggiatura finalista al Solinas del 2010, ha vinto il Premio del Pubblico al Festival di Annecy Cinema Italien 2014 affrontando il delicatissimo legame tra disabilità e sessualità.
La storia è quella di Francesco, 22 anni, bello e bravo, studente modello, ma è nato senza braccia. Sono le gambe a essere per lui gli unici arti e insieme specialissime mani. Vive con la madre, Grazia, un famoso architetto. I problemi inizieranno nel confronto con le esperienze amorose dei coetanei e quando la madre proverà a intervenire con un aiuto non richiesto dal ragazzo.
Guendalina Zampagni ha definito necessario questo racconto basato su testimonianze vere. “Sono certa – dice – che nonostante la “crudezza” dell’argomento, questa storia sia piena di amore, vitalità e di leggerezza. L’ironia inaspettata dei disabili che ho incontrato lavorando lungamente a questo progetto mi ha dato il coraggio e la certezza che dopo il primo impatto di disagio la considerazione che sarebbe rimasta guardando il film sarebbe stata che siamo tutti, qualsiasi sia la nostra condizione fisica, pieni delle stesse paure e degli stessi desideri”.
La rassegna si svolgerà al Cineporto di Bari (ingresso gratuito) divisa in due appuntamenti (l’11e il 18 novembre) e una finalissima (il 25 novembre) con le proiezioni delle opere selezionate per il concorso e la premiazione da parte della giuria popolare presieduta dalla prof.ssa e critico cinematografico del SNCCI, Angela Bianca Saponari.
“La nostra riflessione, - spiega Michele Stella, presidente dell’associazione promotrice - è partita dalla considerazione del corpo disabile come “osceno” nel senso teatrale dell’ ob sceno, ossia fuori-scena, che non deve essere mostrato, tipico dell’attuale società dell’immagine. Ed è interessante osservare come la potenzialità del linguaggio cinematografico operi una livella, ospitando democraticamente anche il “non guardabile”.
06/11/2014, 13:02