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FILMMAKER 2014 - La retrospettiva del
festival dedicata a Lech Kowalski


FILMMAKER 2014 - La retrospettiva del festival dedicata a Lech Kowalski
E’ dedicata al cinema ribelle di Lech Kowalski la retrospettiva di Filmmaker Festival 2014.

Autore radicale e provocatorio, Kowalski ha iniziato a lavorare nella New York di fine anni 70 filmando l’esplosione del fenomeno punk e delle sue stelle cadenti, da Johnny Thunders a Sid Vicious a Dee Dee Ramone.

Attento testimone di drammi sociali, il regista ha raccontato nelle sue pellicole gli homeless del Lower East Side, i giovani anarchici di Carcovia e gli orfani di Kabul.

Lech Kowalski sarà presente a Milano per tutta la durata del festival e terrà una masterclass dal titolo "Filmare il conflitto" il 30 novembre alla Fabbrica del Vapore.

Il cinema di Kowalski scruta la realtà e la filma con rabbia e passione. Dalle sue storie di deportati, emarginati e punk emergono un dolore profondo e un desiderio di rivalsa, la constatazione di un mondo segnato da ingiustizie e violenze, a volte perpetrate dalla società, altre autoinflitte. Il passato individuale si fonde in quello collettivo, filtrato dalla temperie di un'epoca, dalla musica e dai racconti di chi è sopravvissuto e resiste, o brucia con il tramonto di un'epoca.

Nato a Londra da genitori polacchi cacciati dal loro Paese durante la Seconda guerra mondiale, Lech Kowalski si è trasferito presto negli Stati Uniti e ha trovato nella New York di fine anni '70 un luogo brulicante di energia e conflitti.

Ha raccontato l'esplosione del fenomeno punk in "D.O.A., Story of a Junkie, Born to Lose e Hey Is Dee Dee Home?", mettendo in evidenza la carica eversiva e la tendenza all'autodistruzione propria del movimento e delle sue stelle cadenti, da Johnny Thunders a Sid Vicious e Dee Dee Ramone.

Espatriato e outsider perenne, il regista ha filmato gli homeless del Lower East Side ("Rock Soup"), i giovani anarchici di Cracovia ("Boot Factory") e gli orfani di Kabul ("Charlie Chaplin in Kabul"), con occhio attento alle dinamiche sociali e ai meccanismi di sopraffazione, ma senza mai compatire chi ne resta vittima o lasciare spazio al facile cronachismo da reportage televisivo. Il suo è un cinema dinamico e spiazzante, percorso da una vitalità struggente anche nel testimoniare i drammi più atroci.

La guerra e i suoi strascichi ricorrono spesso nei suoi film ("Camera Gun", "On Hitler's Highway", "The End of the World Begins with a Lie"), così come la natura peregrina dell'esule in cerca di solidarietà all'interno di un mondo segnato da confini e barriere. "East of Paradise" è l'opera in cui trovano piena espressione tutti i suoi temi: spaccato in due tra la testimonianza della madre deportata in Russia e il racconto del regista che ripercorre la propria carriera, è il film che sintetizza al meglio il desiderio di servirsi del cinema per trovare una voce propria e allo stesso tempo renderla depositaria di una memoria condivisa.

I film di Lech Kowalski hanno preso parte ai principali festival cinematografici internazionali come Cannes, Venezia e Locarno, e retrospettive del suo cinema sono state organizzate alla Cinemateque Françoise di Parigi e al Docs Forum di Città del Messico. Negli ultimi anni il regista si è dedicato anche alla realizzazione di installazioni esposte nei vari continenti, da Tokyo a Buenos Aires, dall'Afghanistan al Messico. Ha insegnato presso LA FEMIS di Parigi e alla scuola d'arte HEAD di Ginevra.

Filmmaker proietterà l’intera opera di Kowalski e ospiterà un laboratorio tenuto dal cineasta, che sarà in Italiadal 29 novembre al 6 dicembre. Un volume dal titolo "Camera Gun – Il cinema ribelle di Lech Kowalski" a cura di Alessandro Stellino, con intervista e contributi critici originali, e edito da AgenziaX.

La retrospettiva dopo Milano, porterà i film di Lech Kowalski alla Cineteca Nazionale di Roma e al Laboratorio 80 di Bergamo.

23/11/2014, 11:00