TFF32 - "La Sapienza", l'architettura è al centro
L'esigenza di esporre la propria passione per l'architettura ispira al cineasta francese
Eugéne Green "La sapienza", film dove l'architettura stessa è centro dell'immagine e della narrazione.
All'apice del successo professionale, Alexandre - archistar francese - decide di dedicarsi ad un approfondimento del lavoro di Borromini e organizza un viaggio in Italia sulle orme del maestro che ha sempre ammirato (e un po' invidiato) più di chiunque altro. La sua vita è spenta ma non ha una vera percezione della crisi. Accompagnato dalla moglie Aliénor incontra due fratelli adolescenti con i quali nasce presto un legame di reciproco "soccorso": il giovane Goffredo, che aspira a diventare architetto, sarà condotto in un viaggio studio alla scoperta del barocco ma restituirà ad Alexandre la "luce" che aveva perso; la sorella Lavinia guarirà acquisendo consapevolezza del distacco dal fratello e aiutando Aliénor a lenire il dolore legato alla perdita della figlia.
A dare struttura ad una trama di certo non sorprendente e dall'intreccio un po' macchinoso sono le stupefacenti riprese delle opere di
Guarini a Torino e
Borromini a Roma: come assi portanti del racconto, soprattutto le cupole delle chiese sorprendono per la forma e la luce, i giochi di linee e l'incredibile sensazione che siano quasi in espansione. Discettando su biografia e teoria artistica di questi architetti del passato, Alexandre ricongiunge i fili con la propria memoria (celata per senso di colpa) e perde gradatamente l'asetticità dei gesti e delle parole, trasformandosi da automa - qual'era diventato - ad essere umano.
Chi cercherà naturalismo nella rappresentazione sarà deluso, perché "La sapienza" si guarda come se fosse un libro con illustrazioni, e anche la recitazione - in questo - segue ritmi e intonazioni che possono sembrare falsi ma in realtà sono semplicemente "letterari", come possono esserlo conversazioni che sono più proclami, enunciazioni di tesi, espressione di concetti.
A mantenere il legame con lo spettatore, unica capace di umana empatia (ma anche qui è la professione di "psicologa dei rapporti sociali" che induce il personaggio a interpretare il ruolo che le compete e non il suo istinto di essere umano) è Aliénor, non per niente
dea ex machina del corso degli avvenimenti e unico personaggio con il quale si può pensare di immedesimarsi.
Con tutte le premesse del caso "La sapienza" è dunque un film da "vedere".
27/11/2014, 09:15
Sara Galignano