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Note di regia di "Francesco"


Note di regia di
Ancora oggi la figura di Francesco d’Assisi si distingue per l’originalità e l’intensità delle sue passioni umane e spirituali. Il suo esempio e messaggio, fondato su una nuova e rivoluzionaria interpretazione del Vangelo, si concentra in particolare su concetti cardine: pace, condivisione, fratellanza e solidarietà che oggi più che mai sono la base di una indispensabile riflessione per tutti. Il fatto originale è che Francesco non va in cerca del prossimo per cambiarlo con l’intento utopistico di creare così un mondo buono e perfetto, ma cerca, sperimenta e vive una fraternità reale e concreta che già esisterebbe (in quanto tutti creature di Dio) e che egli semplicemente riconosce e mette in evidenza e vuole praticare. Solo chi prova simpatia può suscitare simpatia. La missione di Francesco è efficace perché a ogni persona e ogni creatura che incontra sembra ripetere:« Tu sei già mio fratello, tu sei amato da Dio».

Francesco, dopo aver provato in gioventù la strada della guerra e dell’avventura, viene chiamato da Dio ad assolvere un incarico inaspettato ma esaltante, fatto di prove difficili ma di una straordinaria bellezza umana. Le sue scelte iniziali spesso contraddittorie e confuse, lo mettono fin da subito in rotta di collisione con il padre, un ricco commerciante di stoffe e un “prestasoldi” che ha nei confronti del figlio progetti grandiosi che restano delusi. Francesco desidera un altro padre, quello di tutte le creature. Francesco, abbandonata traumaticamente la sua ricca famiglia, conduce una vita di povertà, guadagnandosi da vivere col lavoro delle proprie mani. Nel primo periodo viene considerato un eccentrico e un esaltato. Ma presto alcuni amici e altri giovani lo ammirano e cominciano a imitarlo, spogliandosi di ogni ricchezza, attratti da quella nuova avventura di vita libera e lontana dalle convenzioni e dagli obblighi di una società rigida e di fatto fondata su egoismo e violenza.

Fin dall’inizio Francesco, un ragazzo dolce, sensibile (ma quando occorre è fermo, duro e ostinato) non ha la pretesa di cambiare il mondo o la vita di nessuno e neppure intende fare dei proseliti: il suo desiderio è solo quello d’incontrarsi con gli esseri umani e fare comprendere a tutti uomini e donne, poveri e ricchi, colti o ignoranti che sono realmente tutti fratelli in Cristo come garantisce la parola precisa del Vangelo. Francesco, giovane di grande carisma, non giudica e non sceglie chi possa essere degno del suo amore ma accoglie qualsiasi uomo o donna che vuole condividere la felicità della sua scoperta di Dio. È con questi presupposti che nasce la fraternitas, che trova, in fase nascente, una delle sue massime espressioni nell’ incontro detto “Capitolo delle stuoie” (perché si costruirono varie capanne di stuoie), un grande raduno giovanile, un vero “happening” all’aperto che richiama migliaia di uomini e donne, provenienti da ogni angolo d’Italia e d’Europa riunitisi per ascoltare, vedere e toccare l’interprete più convincente della parola di Cristo che il mondo abbia conosciuto. Il quel periodo è in corso la V crociata che vede il papato impegnato in una guerra devastante tra musulmani e cristiani per il possesso della Terra Santa. Francesco ci va per tentare un’azione di pace, che non trova comprensione presso i cristiani. Il suo incontro con il sultano Al Malik-Al Kamil è famoso.

È un incontro leggendario tra due culture, due religioni diverse ma che si richiamano a un unico Dio. Francesco non chiede privilegi per i suoi fratelli né cerca di convertirlo: vuole soltanto condividere con lui l’esperienza della pace. L’incontro dà buoni frutti. Rientrato ad Assisi Francesco scopre che in sua assenza il movimento da lui creato sta cambiando pelle (anche per espresso desiderio della Chiesa), dotandosi di strutture e organizzazione interna ma perdendo così la vitalità e la bellezza dell’originaria spontaneità. Si pretende da Francesco una “regola” di comportamento e ci si oppone al vivere senza rendite. Viene chiesto a Francesco di scriverla, ma lui si ostina a rispondere che la “regola” esiste già ed è il Vangelo stesso. Il dibattito e lo strazio che ne segue è di una sconcertante attualità e fa di Francesco “ l’uomo nuovo” che è sempre stato. Il “Francesco” proposto in questo lavoro oltre ad avere il supporto di nuove e più vaste fonti storiografiche, è raccontato anche attraverso il rapporto umano che Francesco ebbe con le due persone che più di altre furono significative. Chiara d’Assisi è la ragazza di famiglia nobile che fu tra i primi giovani a scoprire la spiritualità di Francesco e scappa di casa per seguirlo mettendosi contro a tutta alla famiglia.

Diventerà la persona che Francesco ascolta di più nei momenti di crisi e tra i pochi seguaci a restare fedele fino alla morte all’intuizione spirituale di Francesco. Elia da Cortona, amico e concittadino di Francesco è però diversissimo. Di origini modeste ma molto intelligente si laurea a Bologna in varie discipline. E’ ambiziosissimo e vuole fare carriera a tutti i costi. Lui ha studiato per diventare ricco e trova Francesco assurdo quando comincia rifiutare la ricchezza paterna e a trascinare altri giovani ricchi a fare altrettanto. Quando però vede il successo enorme di Francesco decide di salire sul carro del vincitore e diventa una specie di “manager” del movimento. Vuole organizzarlo e gestirlo d’accordo con la Chiesa che trova nel movimento giovanile e popolare di Francesco un prezioso aiuto contro i tanti movimenti eretici. Ma le parole che Francesco affida al suo testamento e la tenacia di tanti fedeli come Chiara testimoniano l’attualità sconcertante della sua avventura. Paul Sabatier, uno dei più grandi medievisti e qualificati biografi di Francesco, scrive: “Quest’eroe, il più puro che l’Italia e forse l’umanità abbiano dato, ebbe per la Francia, la mia patria, un amore vivissimo: era giusto dunque che un francese volesse a sua volta studiarne la vita, per mostrare quanto il Francesco della realtà è più grande e più virile del Francesco della leggenda. Il Poverello che Dante ha cantato, è il più grande liberatore dell’umanità.”

Liliana Cavani