Note di regia di "Banana"
In mezza riga, questo film è la storia di un ragazzino che fa di tutto per avere una ragazzina. Ma su un piano più profondo, tematico, il film parla della necessità del ragazzino di non vedere sprecata la propria vita. E se la quasi totalità dei personaggi di questa storia si comporta come chi sa che nella vita non vale la pena soffrire, per lui è diverso. Banana, anche se alla fine non riesce ad avere la ragazzina, comprende qual è il suo posto nel mondo. Quello di uno appassionato alla bellezza, alla grandezza e alla profondità della vita. E capisce che, per averle, deve essere disposto a fare fatica e a soffrire. Trascinerà anche altri nel suo mondo. Prima fra tutti, la terribile professoressa Colonna. Perché Banana è anche la storia di un ragazzino capace di fare rinascere un adulto. Ecco, gli adulti. Perché questa storia vuole parlare anche e soprattutto a loro. Banana darebbe qualunque cosa per avere vicino un mentore, un grande che gli spieghi come vanno le cose. Ma adulti così non se ne vedono. In questa storia si sentono così inspiegabilmente infelici, smarriti, lontani da loro stessi. Qui non riescono più a ricordare com'era la vita allo stato puro. Quella stessa vita che, col tempo, hanno visto irrigidirsi e sbiadirsi in ruoli e maschere, in recite e delusioni. Qui gli adulti non riescono a essere quello che vorrebbero, a fare quello che dovrebbero. Emma, la sorella di Banana, sa che dovrebbe seguire il suo grande amore e continuare a lottare per il lavoro che adora. Ma è come paralizzata, terrorizzata dalla realtà che, come un muro, le si para davanti. Già, la realtà. Che è quella dell’Italia in cui stiamo vivendo.
Di questo paese volgare, ottuso, meschino, cinico e, soprattutto, stanco. Realtà cui non riesce a reagire nemmeno la Colonna, l’intelligentissima, profondissima (e cattivissima) professoressa di Banana. Gli altri insegnanti, poi, neanche parlarne: quello di ginnastica è sciancato e quello di matematica si fa massacrare dagli scherzi degli alunni. Così Banana deve diventare grande da solo. Anche perché i suoi coetanei sono inservibili come alleati. Tutti violenti, avidi o profittatori (anche se davvero divertentissimi). Soprattutto Jessica, forse la peggiore di tutti. Ma noi sappiamo che il ragazzino ce la può fare. Perché per quanto tenero, ridicolo e buffo ha la statura di un piccolo eroe. Perché, non è forse un atto eroico volere credere che si possa vivere di cose belle, pulite, grandi e semplici? E quanto coraggio bisogna avere per volersi convincere che la realtà, per quanto assurda, ottusa e feroce è anche in grado di splendidi doni? Questo film è una commedia. Ma una di quelle commedie dove basta grattare un po’ per sentire l’amaro in bocca. Il genere che, mi sembra, possa raccontare con più dovizia di toni la storia di un ragazzino ingenuo, capra a scuola e col piede a banana che indica la strada più difficile, onesta e vitale.