Note di produzione del film "Max e Hèléne"
Alcuni anni fa, durante una colazione, uno scrittore mi raccontò tratti di un romanzo che aveva letto vent’anni prima e che mi disse essere stato scritto da Simon Wiesenthal; la storia, seppur raccontata per “sommi capi”, mi incuriosì e dopo una breve ricerca individuai il titolo e capii quanto il tema della scelta di Wiesenthal, che riguardava la speranza del futuro per un giovane innocente o la giustizia per i fatti del passato, fosse stato dibattuto, con molti contrasti, in particolare modo nella comunità ebraica, travolta dal ricordo incancellabile della “Shoah”.
Il libro “Max et Hélène” era fuori da qualsiasi catalogo in Italia e trovai a fatica una copia alla Biblioteca Nazionale, lo lessi e capii immediatamente la forza del racconto, ma soprattutto capii di voler realizzare questa storia per immagini con l’obiettivo di lasciare una nuova e inedita testimonianza, che ritengo utile ancora oggi.
Il titolare dei diritti fu individuato in una casa editrice francese molto prestigiosa (Laffont) ed attraverso un mio amico produttore francese, che si appassionò anch’egli alla storia, contattai l’editore che ci disse di condividere i diritti con la Fondazione Wiesenthal, con sede negli Stati Uniti e rappresentata da avvocati americani.
La trattativa per giungere ad un contratto d’opzione fu dura e complessa, penso che il mio cognome sia stato determinante per raggiungere un accordo. Appena firmato il contratto feci leggere il libro a Giacomo Battiato che ne fu subito entusiasta e che, con uno sceneggiatore francese, elaborò un soggetto. Nello stesso tempo feci leggere il libro a Tinny Andreatta, allora capostruttura di Rai Fiction, che lo amò molto.
Decisi così di correre un rischio economico e commissionai a Battiato la sceneggiatura. Con Battiato ci venne l’idea di proporre il film per una messa in onda determinata e cioè per “Il Giorno della Memoria”, nel frattempo con la nomina della Andreatta alla Direzione di Rai Fiction il progetto fu avviato ed è ora in procinto di essere trasmesso.
Per mantenere un forte interesse internazionale attorno al film abbiamo deciso di girarlo in lingua inglese e con un cast internazionale. I sopralluoghi, molto positivi, effettuati da Battiato nella provincia di Bolzano mi hanno convinto a rifiutare apporti di coproduttori condizionati a riprese nei propri territori, per cui il film è stato girato in Italia. Penso che questo racconto testimoni nel modo migliore come la determinazione e la pazienza possano consentire ad un produttore appassionato di portare a termine un progetto molto ambizioso. Come è sempre successo nelle mie produzioni tutto parte dalla passione per una storia ma sono particolarmente
soddisfatto di trovare riscontri tali da farne un progetto che abbia anche un significativo valore produttivo e, caso raro per la fiction italiana, un reale, forte interesse internazionale. Adesso tocca ancora di più a noi: essere all’altezza delle aspettative che abbiamo creato ma ancora di più essere all’altezza di far vivere negli spettatori una struggente storia d’amore e il dilemma etico-morale che portò alla scelta di Wiesenthal di non far processare un nazista responsabile di sterminio.
Matteo Levi