Note di regia di "Tempo Instabile con Probabili Schiarite"
“Rebelot” era il primo titolo del film e significa in dialetto padano confusione, caos, disordine.
Poi abbiamo optato per il più divertente e accessibile: “Tempo instabile…. con probabili schiarite” che porta in chiave metaforica la stessa idea di precarietà.
Volevamo fare un film immerso nell’Italia di oggi, con le sue problematiche viste e vissute da personaggi che appartenessero almeno a tre generazioni, dai primi anni del secolo precedente ad oggi. I due protagonisti Ermanno e Giacomo, scavando nel terreno della loro cooperativa una fossa molto profonda per nascondere dei fusti inquinanti (che gli costerebbe troppo smaltire regolarmente) trovano niente meno che … il Petrolio!
La scelta di un incidente scatenante così forte e paradossale ci ha permesso di esasperare le dinamiche quotidiane e di raccontare in chiave ironica e di commedia le difficoltà nei rapporti interpersonali che i nostri personaggi affrontano nel vivere quotidiano, nella sfera privata e in quella pubblica, dando così la possibilità allo spettatore di riconoscersi in loro e di ridere di loro. Come dice “il Lombelli”, un ingegnere italo-americano che Ermanno e Giacomo hanno ingaggiato come loro consulente: “ricordatevi che, quando viene fuori il Petrolio, esce anche l’anima delle persone…. Il bene e il male…”.
Il Petrolio suscita nei nostri protagonisti, nei membri della cooperativa e in parte del paese di Sant’Ugo, la speranza di una ricchezza facile e l’illusione di cambiare il proprio destino.
Il sogno, pur sembrando a portata di mano, non si realizza mai, anzi! E’ in questa corsa all’agiatezza e nel percorso accidentato dei nostri personaggi per raggiungerla che, in una metafora piuttosto realistica, abbiamo tentato di far uscire parte dei difetti e dei pregi degli italiani, la nostra pancia, cosa si muove sotto l’ombelico dell’Italia. Ed è anche per questo motivo che la storia è ambientata ai confini tra le Marche e la Romagna, posto ricettivo alle influenze e ai cambiamenti provenienti dal sud e dal nord, una sorta di baricentro. Il dialetto marchigiano -romagnolo ha colorito la vicenda e ha dato una nota divertente e originale anche ai manga.
Abbiamo cercato di rendere il film corale per raccontare più personaggi e quindi più situazioni, tutte tra loro collegate, e che insieme, come in un puzzle, creino un’ istantanea della provincia al centro dell’Italia, pur non avendo la presunzione di raccontare tutto in un solo film.
E’ una commedia su di noi, sui valori che si sovvertono, sul prepotente individualismo, sull’incapacità di dialogare tra generazioni che a volte sembrano viaggiare in mondi paralleli e sovrapposti, sulla ricerca dei più giovani di punti di riferimento e anche sull’incapacità di molti di noi di ascoltarsi, di avere un vero sogno e non solo dei desideri indotti e stereotipati.
La struttura realistica del film è interrotta da alcune scene del mondo animato e stilizzato di Tito, figlio diciasettenne di Ermanno e appassionato disegnatore di ‘Manga’ (fumetti giapponesi). Queste incursioni, visive e non, nella struttura narrativa principale spero che abbiano un effetto forte che catapulterà lo spettatore da un mondo all’altro, sottolineando la distanza che c’è tra Ermanno e suo figlio, fornendoci un punto di vista esterno sulla vicenda filtrato dalla prospettiva dei manga giapponesi.
I manga scorrono come una storia parallela che interseca solo due volte la storia principale, al principio e alla fine.
Abbiamo scelto una storia semplice e lineare come lo sono quelle dei fumetti giapponesi, con principi e valori ben precisi - amicizia, lealtà, coraggio …- di cui i giovani sono a caccia e in cui Tito si può ritrovare. Questa storia, anche se ambientata in un mondo immaginario, ha delle forti attinenze e richiami alla vicenda principale.
Quindi ogni storia illumina l’altra dando una chiave di lettura e un nuovo senso a quello che accade nella vicenda parallela finché finalmente una piomba nell’altra e comincia una convivenza che corrisponde ad una maggiore comprensione anche tra padre e figlio.
Come dicevo prima il film ha un tono leggero ma non per questo in contrasto con i molti momenti difficili e di svolta che i nostri personaggi incontrano nella loro vicenda. L’anima seria del film passa attraverso una metafora, ma spero che arrivi nella sua essenza.
Tornando ai nostri eroi, Ermanno e Giacomo sono sicuramente i personaggi principali.
Il primo, un cinquantenne stacanovista, concreto, idealista, cresciuto con valori legati al comunismo e con il mito della generazione precedente alla sua, quella che aveva combattuto sui monti e che, fienile per fienile, aveva contribuito a liberare l’Italia dal nazi-fascismo. Ho pensato a Lillo perché non è cosi lontano da questo personaggio e con la sua umanità e ironia ha contribuito a dare leggerezza ad un uomo piantato per terra che ha paura di prendere il volo.
Il secondo, cresciuto in un ambiente di sinistra ma più borghese, non sente così forti in lui gli ideali che hanno mosso la generazione precedente anzi apparentemente è un uomo senza grandi passioni e ideali, tutto gli è sempre scivolato addosso senza che ne venisse mai coinvolto veramente. Lo interpreta Luca Zingaretti che ha aggiunto a questa sua apparente superficialità una profondità d’animo rendendolo un personaggio rotondo e non monodirezionale.
I due amici di infanzia hanno fondato la cooperativa insieme a Cecco, interpretato con grande candore da Franco Mescolini, un artigiano che aveva insegnato ad Ermanno tutti i segreti di come si costruisce un divano o una poltrona.
Cecco porta nel film i valori, l’etica, le tradizioni di un passato, non solo quelle politiche e legate al comunismo, ma di gran parte di una generazione.
Altro personaggio fondamentale è Tito, figlio di Ermanno. Un rapporto difficile con il padre che, vedendolo diverso da se’, non prova neanche a capirlo anzi lo tratta come un “deficiente”, uno da rimettere in riga. Ermanno dice di lui : “non crede in niente, non gli piace la gnocca (poi scoprirà che anche questo non è vero), non gioca a pallone o a baseball, si è fatto bocciare a scuola e si rincoglionisce con quei casso di fumetti!”.
Come detto prima la vicenda porterà I due a riavvicinarsi, Ermanno scoprirà il mondo nascosto di Tito e capirà il suo valore, ma solo dopo essersi scontrato con lui. Andrea Arcangeli ha portato al personaggio genuinità e freschezza.
Paola, interpretata da Carolina Crescentini, trentacinquenne piena di paure che vive con la mamma Emilia, un anziana donna che di sicuro è molto più autonoma di lei. Carolina è riuscita a far uscire in maniera divertente tutte le fisime e le insicurezze che bloccano questa donna, che alla fine del film sboccia grazie a John Turturro, “ Il Lombelli”, affascinante ingegnere minerario italo-americano che ha viaggiato per tutto il mondo ed ha una filosofia di vita tutta sua. John ha dato a Lombelli l’autorità e anche il lato surreale di cui il suo personaggio aveva bisogno.
Elena, moglie di Ermanno , donna coi piedi per terra eternamente preoccupata per suo figlio è resa veramente umana e divertente grazie all’interpretazione di Lorenza Indovina.
Gabriele , (Romano Reggiani ) il migliore amico di Tito e figlio Giacomo, tenta con tutte le sue forze di costruirsi un futuro in ciò che lo appassiona di più: il baseball. personaggio apparentemente in secondo piano, risulterà alla fine fondamentale al padre per
ritrovare un’ equilibrio.
Chan, l’amica /fidanzata cinese di Tito che sogna di tornare al suo paese , lasciando un’Italia che sente troppo distante. Interpretata da Shuan per la prima volta sullo schermo e che fino al nostro incontro fortuito non aveva alcuna intenzione di fare il cinema.
Credo che sia una storia e un film pieno di spunti e di situazioni divertenti, che partono sempre dall’umanità di personaggi veri, con problemi e sentimenti autentici.
Quello che mi affascina in questa storia e per cui credo sia stato giusto intraprendere questo lungo percorso è la molteplicità di piani che, affrontando temi importanti e vari che con una modalità e un taglio, credo, moderno, suggeriscono riflessioni e non cercano mai di imporre una verità, riconducendo sempre ad un nucleo piccolo, centrale su cui indagare: Noi .
Marco Pontecorvo