Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Dal Ritorno"


Note di regia di
Provo sempre difficoltà con le testimonianze, specie quando sono sconvolgenti – come sarebbe il caso qui, perché quello a cui Silvano è sopravissuto è quasi impossibile. O quando sono uniche. Come sarebbe ancora il caso, con uno degli ultimi sopravissuti dei Sonderkommando di Mauthausen – ma ogni vissuto, qualunque sia, per me è unico, quasi insondabile. Provo sempre difficoltà con le testimonianze, specie quando sono « forti », perché finiscono per ridurre l’uomo che le porta alla funzione di « testimone » – e abbiamo bisogno di testimoni di quello che è successo, di quello che continua a succedere, certo. Ma abbiamo anche bisogno di sapere come si vive con quello che si è vissuto, come si sopravvive.
Quel che ha suscitato il film è stato Silvano, l’uomo che era lì, davanti a me, e mi diceva che era sempre laggiù, che davanti ai suoi occhi sfilavano le scene di laggiù, che sentiva i rumori . Che le riviveva, senza fine. La sua vita è rimasta laggiù, eppure ha vissuto, nella sua sopravvivenza, ed è questo vissuto, dopo, che volevo interrogare. Cosa vuol dire, sopravvivere, la vertigine della solitudine – quando tutti quelli che potevano ricordarsi di quello che ha vissuto, laggiù, sono scomparsi ?
Gli ho scritto una lettera – una lettera per accompagnare quello che doveva essere un ritorno sui luoghi della sua sopravvivenza. Dovevo quasi dimenticare quello che sapevo o credevo sapere, dalle mie letture, dai film visti, sui campi. Il film ha preso forma a partire da questa lettera.

Giovanni Cioni