PRIVATE - Tra realismo e analisi comportamentale
Intenso e claustrofobico,
Private di Saverio Costanzo è nel contempo una lezione di realismo e di analisi comportamentale.
Nel microcosmo di una famiglia palestinese si riproducono dinamiche che in larga scala fanno di un popolo un’entità spersa e dispersa, sempre in cerca di qualcosa che rappresenti un’identità a cui aggrapparsi, salvo scontrarsi di continuo con situazioni che sottraggono gli strumenti per mantenere in vita questa così umana consapevolezza di sé (la casa, l'acqua, l’arbitrio del movimento, …).
Il film inizia proiettando lo spettatore all’alba di un dramma, di cui si intuisce la portata ma che ad ogni cambio di scena si spera non deflagri: in un dialogo ravvicinato marito e moglie divergono su come comportarsi dopo essere stati “esortati” da militari israeliani ad abbandonare la loro casa; il marito (colto professore con un forte senso della propria dignità che desidera preservare a tutti i costi) vuole restare e resistere, la moglie preferirebbe scappare; i figli, divisi tra la paura e l’orgoglio, sostengono il padre ma vorrebbero alzare la posta, lottando per i propri diritti (o quello che essi ritengono il loro diritto naturale di mantenere la propria casa).
Poco dopo, ecco l’irruzione notturna dei militari che ritornano, acquartierandosi al primo piano dell’edificio, e impongono alla famiglia il confino al piano terra e una forzata quanto opprimente coabitazione con il “nemico”.
La casa è isolata, la famiglia è isolata, le inquadrature – le diurne ma soprattutto le notturne – accentuano il senso di solitudine, angoscia, sottomissione e abbandono.
Da queste premesse lo svolgimento si può prevedere (e quello che non si prevede merita di essere scoperto), ma la cinepresa e l’uso del buio di Costanzo ricostruiscono molto più di semplici accadimenti, immergendoci nei diversi stati d’animo sottesi al comune senso di spaesamento.
Punto di assoluta forza è l’inquadratura che ci regala la prospettiva della figlia maggiore, nascosta dentro un armadio del piano a lei “inaccessibile”, mentre spia incuriosita le vite dei militari israeliani attraverso lo spiraglio della porta, fessura in continuo movimento (destra, sinistra, assottigliandosi, allargandosi) come i battiti di un cuore in agitazione, che è anche il nostro.
27/03/2015, 17:07
Sara Galignano