CORTI D'ARGENTO - Analisi dei vincitori 2015
Sono stati
Sonderkommando di Nicola Ragone e, come corto d’animazione,
In attesa del Maggio di Simone Massi i vincitori dei
Corti d’argento 2015, premio conferito dal sindacato dei giornalisti cinematografici italiani (SNGCI); l’evento quest’anno è stato accompagnato da un pitching organizzato dal “Centro Nazionale del Cortometraggio”, con gli obiettivi di favorire la circolazione e la distribuzione dei corti in gara, e soprattutto di dare una spinta ad un mercato, quello del corto, non ancora in grado di favorire del tutto le potenzialità, qualitative e “quantitative”, del settore. Potenzialità di cui è certamente un esempio Simone Massi, il quale con In attesa del Maggio bissa il successo già ottenuto l’anno scorso con Animo resistente. Massi si conferma uno dei protagonisti di punta del nostro cinema d’animazione, anche se può sembrare limitativo catalogarlo in questo ambito. Celebrato da una nicchia di critici e cinefili, può infatti essere tranquillamente considerato un autore nel senso più vasto del termine.
Ne
L’attesa del Maggio tornano molti degli elementi delle sue opere precedenti (da
La memoria dei cani a
Dell’ammazzare il maiale), come il bianconero interrotto da significativi oggetti rossi, le scarne ambientazioni rurali e i chiari riferimenti al reale inseriti in un contesto onirico e atemporale: l’artigianale tratto del disegno – Massi non usa la C.G, preferendo matite, chine e pennelli- e il ruvido bianconero danno al corto un’atmosfera allo stesso tempo estremamente concreta e del tutto metafisica ed eterea, favorita quest’ultima da un’estrema mobilità delle “riprese” (se fosse un film live, è facile immaginare una m.d.p. in continuo e virtuosista movimento, come in un unico finto piano sequenza). Massi, insomma, si conferma in grado di creare un mondo dalla poetica ben precisa e delineata.
Se Massi, pur da una nicchia, è conosciuto, Nicola Ragone, il quale già aveva fatto parlare di sé con
Oltreuomo (2011), ha invece le carte in regola per giocare il ruolo di promessa del futuro:
Sonderkommando è caratterizzato da uno stile estremamente solido. Con un’evidente consapevolezza del mezzo, parallela alla precisione della sceneggiatura scritta in collaborazione con Silvia Scola, il regista racconta di un amore omosessuale, doloroso quanto impossibile, sbocciato sullo sfondo della tragedia degli ebrei deportati nei campi di concentramento. Il regista sfugge dalla semplice ricostruzione storica in chiave verista del dramma, rafforzandola anzi con la rappresentazione di una disperazione e di un dolore più intimi. Lo fa con pudore e con un tono sommesso, che avanza quasi per accenni, ma tutt’altro che freddo, e con il grande merito di evitare le trappole della retorica e del compiacimento, spesso usate come armi improprie quando si affrontano argomenti come questo.
Edoardo Peretti21/04/2015, 11:32