Note di regia di "Mediterranea"
I movimenti migratori internazionali hanno cambiato la faccia dell'Italia. Ogni anno migliaia di immigrati dal nord e centro Africa lasciano le loro abitazioni e le loro famiglie e, su imbarcazioni improvvisate, e a grave rischio personale, attraversano il Mediterraneo per arrivare in un'Italia niente affatto ospitale. La maggiore conseguenza di queste migrazioni e del cambiamento sociale che hanno prodotto è che l'Italia per la prima volta ha un "problema razziale" su vasta scala. Ho sempre avuto una grande sensibilità per i problemi razziali negli Stati Uniti e in Italia e mi interessa in particolare osservare le differenze storiche e sociali fra le due nazioni, e ciò è dovuto al fatto che vengo da una famiglia che è parte italiana, parte americana, bianca e nera. Durante la mia permanenza in Italia ho sempre notato come i neri che incontravo e conoscevo erano sempre o venditori ambulanti o lavoratori immigrati. Non c'era segno di quella classe media nera a cui ero abituato essendo cresciuto nel Bronx a New York. L'esperienza dei neri in Italia è dunque caratterizzata da delle specifiche condizioni storiche e sociali che hanno coinciso con l'ondata di immigrazione degli ultimi anni.
Quando mi è capitato di vedere i titoli di testa "La rivolta di Rosarno" l'8 gennaio 2010, ho immediatamente sentito di dover fare un film sulla esperienza degli immigrati in Italia. Ho deciso allora di passare l'estate del 2010 fra Rosarno e Foggia. Ho vissuto in baracche di cartone, in case abbandonate in modo da incontrare i partecipanti alla rivolta, sentire le loro storie e raccogliere le informazioni sulle loro vite. Così facendo ho avuto un accesso senza precedenti a storie e luoghi che non sono stati mai raccontati prima in un film.
Il primo risultato è stato il cortometraggio A Chjana che racconta la storia della comunità di immigrati nel momento della rivolta di Rosarno. Nello spirito della tradizione del neorealismo invece di attori professionisti, ho scelto un cast fatto interamente dalle persone che ho conosciuto vivendo in quella zona, e ho girato il film nei luoghi in cui le vicende narrate sono realmente accadute. Così è stato anche per Meditteranea, il mio primo lungometraggio. Il protagonista è anche in questo film, Koudous Seihon, un immigrato della Burkina Faso. Il film racconta la sua esperienza. Il viaggio attraverso il deserto, la traversata del Mediterranea in un barcone, la sua vita in Italia, il suo rapporto con la comunità calabrese e infine le vicende prima e dopo la rinvolta di Rosarno. Per preparare il film ho visitato il villaggio in Africa dove vive la sua famiglia, ho attraversato parte del deserto, ho visitato bordelli e centri di detenzione, insomma ho cercato di capire da vicino la drammatica esperienza della vita degli immigrati dal viaggio alla permanenza in un paese straniero. Questi sono anche i luoghi dove è stato girato il film, spesso con grandi difficoltà ma con l'intenzione di rendere al massimo la loro autenticità.
Mediterranea fa luce, in forma narrativa, su un fenomeno sociale e politico che è nuovo per l'Italia e che però riflette i grandi cambiamenti portati dalla globalizzazione della economia e dalle grandi migrazioni oggi nel mondo. I protagonisti del film vivono queste grandi trasformazioni sulla loro pelle, nella loro ordinaria vita quotidiana fatta di razzismo, oppressione e sfruttamento ma anche di ribellione, di solidarietà e di amicizia.
Jonas Carpignano