!Xš‚‰

I CAMALEONTI - Cambia Roma, cambia la malavita


In libreria il romanzo di Francesco Crispino pensato per il cinema. Una Roma dei primi anni 70, con un piede in "Una Vita Violenta" e l'altro in "Romanzo Criminale"


I CAMALEONTI - Cambia Roma, cambia la malavita
Francesco Crispino presenta il suo romanzo ambientato in una Roma ancora ingenua dei primi anni 70, dove in uno dei sonnolenti quartieri periferici avviene un brutale omicidio che cambierà la malavita della città. Roma, e l'Italia, come Chicago, strillano i giornali per anticipare quella che sarà la parabola della banda della Magliana. Comuni ladri di quartiere cominciano ad organizzarsi e a sfidare lo Stato parallelamente, ma a volte con molte convergenze, al terrorismo e alla lotta armata.

Il tuo romanzo è pensato per un film, in che stile lo vedresti girato?

"Il romanzo era originariamente una sceneggiatura, quindi pensato inizialmente perché diventasse un film. Tanto che di questa radice ne ho tenuto conto nella trasformazione linguistica operata per il romanzo. Riguardo allo stile, credo dipenda molto dall'eventuale regista che andrebbe a dirigerlo. Penso che lo stile abbia sempre a che vedere con lo sguardo che lo organizza".

E tu quale regista ideale vorresti per dirigere la tua storia?

"Non ho alcuna preclusione, ma credo che un regista romano (o che conosca la città) possa cogliere meglio certi aspetti (linguistici, culturali, simbolici) espressi dal testo. I primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Stefano Sollima, Francesco Munzi e Ivano Di Matteo, ognuno di loro però per motivi diversi".

Quali interpreti per quali ruoli?

"Domanda molto difficile, a cui non riesco a dare una risposta precisa. L'unica cosa che mi sento di dire è che per i ruoli femminili penso ci vorrebbero ragazze molto giovani, quasi esordienti".
  
Di quella Roma e di quella Italia cosa è rimasto?

"Roma ha un profondo valore simbolico, ha l'ambizione di essere la metafora di un'Italia in mutazione. Una città che è insieme specchio e luogo originario della decadenza culturale vissuta dal nostro Paese.
Credo dunque che di entrambi ne sia rimasto lo spirito, ma soprattutto le ferite".

Conoscendo già la fase successiva della storia, quella della banda della magliana, che differenze credi possa percepire il lettore ed eventiualmente, speriamo, il pubblico?

"La differenza principale credo sia nel modo di concepire la criminalità. Quello che mi interessava raccontare è proprio la trasformazione della mentalità criminale sottesa a quella dell'immaginario vissuta nel decennio caratterizzato dai due cicli di protesta e dallo storico passaggio "dalle batterie alla Banda". Un decennio di grandi mutazioni che ho cercato di sintetizzare nelle trasformazioni dei protagonisti".

28/05/2015, 09:00

Stefano Amadio