Assegnati i premi della quattordicesima
edizione dell’Euganea Film Festival
Sabato 18 luglio 2015 la suggestiva cornice di Villa Duodo a Monselice ha ospitato la cerimonia di premiazione della quattordicesima edizione dell’
Euganea Film Festival, rassegna di cinema, musica, teatro e cultura che, dal 2 al 19 luglio, ha animato alcune tra le più belle località dei Colli Euganei.
Sono state oltre 1700 le opere che hanno partecipato al Bando di Concorso dell’edizione 2015 indetto dall’Associazione Euganea Movie Movement, provenienti non solo da tutta Europa ma anche dalla Corea del Sud, dall’Iran, dal Canada e dagli Stati Uniti. Tra questi la giuria ne ha selezionati complessivamente 61, tra documentari, cortometraggi e cortometraggi d’animazione, che hanno concorso nelle rispettive sezioni competitive di cui si compone il Festival.
Vincitore del
premio per Miglior Documentario 2015 è “
A Diary of a Journey” (Polonia, 2013) del regista Piotr Stasik, che racconta il viaggio di formazione di Michal, giovane studente di 15 anni, con Tadeusz Rolke, un maestro della fotografia. La giuria - composta dal film-maker emiliano Stefano Cattini, dal regista Stefano Maccioni e dalla montatrice e documentarista Sara Zavarise - ha motivato la scelta giudicando il documentario "
una narrazione compiuta, intima e profonda che riesce a raccontare una Polonia rurale d’altri tempi, dove la rivoluzione digitale sembra non avere attecchito. Un viaggio di apprendistato al mestiere della fotografia che si trasforma in un percorso di iniziazione alla scoperta della vulnerabilità umana. Un racconto analogico, toccante e poetico".
Menzione Speciale della Giuria anche a "
Boulevard's End" (Germania, 2014) di Nora Fingscheidt "
per la coerenza dello stile in cui si fondono umanità, paesaggio e architettura"; e a "
Il Segreto" (Italia, 2013) di cyop&kaf "
per la forza del tema e la dirompenza del racconto".
Il
Premio Miglior Cortometraggio è stato assegnato all’opera “
Safe” (Corea 2013) di Byoung-gon Moon "
per l’essenzialità con cui tratteggia la parabola umana di una donna intrappolata nel sistema corrotto di un mondo criminale dove si è al contempo sfruttatori e vittime, riuscendo a sviluppare attraverso l’attenzione per il dettaglio ed il singolo gesto dinamiche non scontate tra personaggi tridimensionali, il tutto dosando ritmo e tensione in una regia che agisce come un meccanismo ad orologeria".
I membri della giuria della sezione cortometraggi, i registi Federico Tocchella e Corrado Ceron e Viviana Carlet del Dipartimento di Management di Ca' Foscari, dove si occupa di festival cinematografici, hanno inoltre tributato una
Menzione Speciale a “
Sadakat” (Germania, 2014) di Ilker Çatak "
per l’efficacia con cui descrive la crisi di una società frammentata, instabile e individualista attraverso lo sgretolamento del suo nucleo primario e fondante, la famiglia, il cui collasso si fa riflesso dei terremoti sociali che scuotono e distruggono dalle fondamenta i rapporti umani nella società odierna"; e a “
Hole” (Canada, 2014) di Martin Edralin "
per la bellezza stilistica e per la sensibilità con cui affronta un soggetto non facile quale il rapporto tra sessualità e disabilità senza mai cadere nella retorica e nel pietismo, riuscendo invece a colpire violentemente lo spettatore per la sua capacità di toccare tematiche universali quali la solitudine e il bisogno di affettività".
“
La testa tra le nuvole” (Italia, 2013) di Roberto Catani è l’opera vincitrice del
Premio Miglior Cortometraggio di Animazione. Il sogno ad occhi aperti di un bambino, durante una lezione scolastica, viene interrotto bruscamente dal maestro. “L’educatore” adulto minaccia di recidere un orecchio al suo piccolo studente per “stimolarne” la concentrazione e impedirne ulteriori fughe nell’immaginazione. I giurati - Marco Bellano, professore a contratto di Storia del cinema d’animazione presso il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova; Lucio Schiavon, illustratore e graphic designer presso Fabrica, il Centro Ricerche sulla Comunicazione del Gruppo Benetton e la giornalista cinematografica Nancy Denney-Phelps – ne hanno apprezzato lo "
splendido design con una storia ben raccontata. Siamo stati trasportati nel mondo dei bambini e abbiamo sentito il senso di meravigliato smarrimento che così tanti bambini provano a scuola".
Menzioni Speciali assegnate anche a “The Centipede and the Toad” (Francia, 2013) di Anna Khmelevskaya; “
Betty's Blues” (Francia, Belgio 2013) di Rémi Vandenitte; e a “
Aubade” (Svizzera, 2014) di Mauro Carraro.
Nel corso della serata sono stati inoltre assegnati i
premi collaterali del Festival.
Vincitrice del
Premio Parco Colli Euganei, assegnato annualmente al film che meglio ha affrontato tematiche legate a sostenibilità e accessibilità sociale ed economica in ambito alimentare e agricolo, è l’opera “
When Mountains and Animals Will Speak” (Romania, 2015) della regista Mara Trifu, un "
cortometraggio straordinario che racconta la lotta degli abitanti di un villaggio rumeno contro la costruzione della più grande miniera d'oro d'Europa unendo i mezzi propri del documentario a un'indovinata indole lirica e poetica".
Il
Premio Veneto Movie Movement – Fondazione Antonveneta per la migliore opera realizzata da un regista veneto, prodotta da una casa di produzione veneta o che abbia qualche stretto legame con il territorio regionale, è stato, invece, assegnato ad “
Animata Resistenza” (Italia, 2014), documentario dei registi trevigiani Francesco Montagner e Alberto Girotto, dedicato a Simone Massi, un "animatore resistente”. "
Il film tratteggia il ritratto di un artista tanto incredibile quanto misconosciuto e che sceglie di farlo attraversando temi come la civiltà contadina, la resistenza partigiana, il rispetto per gli animali e la memoria storica. Un film dolce, gentile e lirico, che ci fa perdere nelle verdi colline raccontate e mostrate da Simone Massi".
Vincitore del
Premio Cinemambulante, è infine il film biografico “
Ninì” (Italia, 2014) di Gigi Giustiniani e Raffaele Rezzonico. Nell'estate del 1932, Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta si incontrano sul Monte Bianco: scalano insieme, si innamorano. Da allora fino al 1936 vivono la loro grande stagione alpinistica e aprono, come compagni di cordata, alcune delle vie più difficili delle Alpi. Qualche anno dopo la morte di Ninì, il figlio ritrova in un baule le immagini girate dalla madre. "
Nato da uno straordinario lavoro di recupero e rielaborazione di materiali eterogenei, Ninì ci ha raccontato una storia d'amore dolce, nostalgica e coinvolgente, trasportandoci in un'epoca dell'alpinismo da tempo conclusa".
20/07/2015, 15:13