GIORNATE DEGLI AUTORI 12 - Le Giornate
onorano Carlos Saura, l'argentino
Classe 1932, concittadino di Luis Buñuel (sono nati entrambi a Calanda, in Aragona), fratello di pittore e fotografo professionista lui stesso,
Carlos Saura è da molti anni l’hidalgo del cinema spagnolo. Gira il suo primo cortometraggio a 23 anni, da studente della scuola sperimentale di cinema: quasi per un segno del destino si intitola “Flamenco”, presagio di un vero e proprio matrimonio artistico tra l’autore e le radici della grande musica latina.
A
Carlos Saura le
Giornate degli Autori dedicano un
evento speciale nel cuore della
72. Mostra internazionale d’Arte Cinematografica, con l’anteprima del suo ultimo lavoro, "
Zonda, folclore argentino" dedicato alle varie forme musicali del grande paese sudamericano, tra tradizioni autoctone e influenze delle mille culture migranti che l’Argentina ha accolto e fatte sue. E’ la formula del film in musica che Saura sperimentava per primo già nel 1981, mettendo in scena - letteralmente – il balletto di “Nozze di sangue” ispirato al testo di García Lorca. Sarebbero poi venuti, in formidabile sequenza, “Carmen Story” (198), “L’amore stregone” (1986), “Sevillanas” (1991), “Flamenco” (1995), “Tango” (1998), “Iberia” (2005), il lusinano “Fados” (2007) e ancora “Flamenco, flamenco” (2010). Prima e durante moltissimi titoli che segnano la storia del cinema: dal celeberrimo “Cria cuervos” che nel 1976 segnò il primo grido di libertà nel pieno del regime franchista al candidato all’Oscar “Mama cumple cien anos” (1979), dall’Orso d’oro “Deprisa, deprisa” (1981) ai recenti “Io, Don Giovanni” e “33 dias”.
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Zonda, folclore argentino" chiuderà la giornata di domani, domenica 6 settembre, alle ore 22, in Sala Perla 2. Nel documentario Saura esplora ancora una volta la profonda magia della musica popolare, immergendosi nel folclore argentino proponendo un affascinante tour nel passato, presente e futuro di un genere che ha caratterizzato la formazione del regista. L'incontro tra il regista e alcuni dei migliori artisti e gruppi argentini, oltre al ricco materiale di repertorio, ci offre una particolarissima prospettiva su un'arte che ha l'età delle persone che l'hanno portata in auge, e dà vita a un documento culturale per i tempi a venire, al quale il regista aggiunge magnetismo scenico e originalità.
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Gli specchi sono elementi essenziali della scenografia, ne studiamo le combinazioni e sperimentiamo il loro effetto insieme al direttore della fotografia, Félix "Chango" Monti - racconta Saura, parlando della particolare costruzione scenica del film – i grandi specchi laterali coprono le pareti come in una sala da ballo, gli specchi più piccoli invece come in una stanza per il trucco o in un camerino. Gli specchi mobili" - prosegue il regista - "
sono collocati per migliorare l'illuminazione e le condizioni di ripresa, e vengono messi in fila o meno a seconda delle circostanze. Si tratta di un'evoluzione di precedenti esperienze fatte ad esempio in “Bodas de sangre”, “Tango”, “Iberia”, “Fados e Flamenco, Flamenco".
05/09/2015, 17:10