Note di regia di "Babbo Natale viene da nord"
Salerno, ore 00:30, qualche giorno prima di Natale di un paio di anni fa. Dopo aver cenato con delle persone in un ristorante sul viale principale, mi stavo recando a riprendere la mia auto parcheggiata poco distante. Dietro consiglio delle persone che avevo lasciato, per abbreviare il percorso, decisi di tagliare attraversando la villa comunale. La notte era molto fredda, l’aria tersa e limpida, come solo certe notti invernali sanno essere e le persone per strada pochissime. Affrettando il passo entrai dal cancello principale nella villa. Assorto nei miei pensieri e preso da mille impegni, camminando, pianificavo le cose da fare il giorno successivo. Avanzando verso il centro della villa, mi allontanavo sempre di più dalla strada e i rumori del poco traffico che c’era diventarono più leggeri e ovattati.
Qualcosa mi portò a fermarmi e a guardarmi intorno e, improvvisamente, mi resi conto di dove mi trovassi. Ero completamente immerso in un mondo fatto di luci e colori. Tante figure, disegni, scritte, contorni di oggetti reali… tutto luminoso, brillante, magico, irreale… Ovunque mi girassi un brillio attirava il mio sguarda e un nuovo disegno si rivelava ai miei occhi. C’erano piante, personaggi delle fiabe, farfalle, stelle, più guardavo e più cose vedevo. E in quel silenzio, nel mio essere da solo, immerso in quelle luci, rapito da quei colori, venni sopraffatto da un’emozione che avevo dimenticato: la meraviglia. Quello stupore di fronte a qualcosa di così inaspettato, da sembrare sovrannaturale. Quella magnifica emozione che ha portato l’uomo fuori dalle caverne a guardare le stelle e a cominciare a chiedersi chi era, da dove veniva, perché era lì. Sono rimasto da solo, senza neanche sentire più freddo per più di mezz’ora a guardarmi intorno e a godere di quella meraviglia, come se fossi tornato bambino.
Ecco, credo che sia nata proprio quella sera l’idea di questo film. Un film nel quale ho cercato di catturare una parte di quell’emozione provata in quella fredda serata. Ho raccontato la storia di un uomo qualunque, che non si rende conto di quanto ami la figlia e di quanto sia vivo e in contatto con il mondo. E di una figlia che presa dal desiderio di avere ciò che non ha, si sta perdendo la gioia della sua gioventù, del suo talento, della sua vita. Ma questa storia che, probabilmente, potrebbe appartenere a tante persone, è raccontata come una favola, immersa in un magico mondo fatto di quelle luci e di quei colori che accompagnano tutto il percorso dei nostri protagonisti, che sono goffi, incapaci, maldestri, spesso sbagliati, ma sempre adorabilmente umani. E’ una storia fatta di buoni sentimenti, di positività, del lato migliore degli esseri umani che esiste, nonostante si voglia sempre raccontare solo e soltanto il peggio, soprattutto in quei film che vedono protagonista il sud. Nella mia storia, invece, c’è un sud fatto di luci, di colori, di umori, di simpatia, ma senza volgarità, senza ignoranza, senza aggressività. Un film nel quale si ride per quello che si vede, senza doversene vergognare, semplicemente perché è divertente. Una storia fatta per tutti. Perché tutti, al cinema, possano provare un po’ di meraviglia come è successo a me quella sera, a Salerno, dopo mezzanotte, in mezzo alle luci.
MAURIZIO CASAGRANDE