Note di sceneggiatura di "Questo è il Mio Paese"
La prima idea è venuta leggendo le storie di alcune donne sindaco impegnate nel difficile lavoro di amministrare Comuni del nostro sud. Siamo partiti per sopralluoghi, abbiamo parlato con alcune di loro, abbiamo incrociato le diverse loro esperienze, le abbiamo mescolate a letture e chiacchiere, a suggestioni e a invenzioni. Alla fine abbiamo deciso che potevamo tentare il racconto di una donna come tante, con tre figli e un marito, laureata in economia con un contratto a termine scaduto, che è stata lontana dalla sua terra per molti anni e che torna lì per un periodo transitorio e si ritrova, quasi suo malgrado, prima cittadina di Calura. Calura non esisteva. Come non esisteva Anna. Però, sia Anna che Calura, a poco a poco – per noi – hanno cominciato a essere reali. Proprio come quelle donne sindaco che avevamo incontrato: tutte attorno ai quarant’anni, tutte colte, combattive, vitali – e tutte sotto minaccia di morte. Anche Anna è così. Ha una vita felice, non vuole salvare il mondo. Lo voleva a diciotto anni, piccola donna in un gruppetto indivisibile di amiche, che avevano giurato – dopo aver partecipato a una fiaccolata di dolore e protesta – di non separarsi mai. Ma era tanto tempo fa. E poi, tra quei sogni e la realtà, c’era stata la scomparsa di una di loro subito dopo la maturità: Lucia, sparita nel nulla da un giorno all’altro. Così, ritrovarsi in Consiglio Comunale per Anna diventa non solo un fatto pubblico, ma anche privato. Lo fa per aiutare il suo paese ad uscire dai clientelismi, per gestire con equità i pochi fondi che ha a disposizione, per cambiare le ‘anime morte’ ereditate dalle vecchie gestioni, abituate a mandare avanti stancamente la macchina comunale. E lo fa per risarcire quel vecchio giuramento non mantenuto. Il nostro principale problema, a questo punto, era come raccontare la politica ‘piccola’, quella delle cose di tutti i giorni, strade, asili, illuminazione, spazzatura, concessioni e via dicendo.
Poi, stranamente, è accaduto che le piccole cose diventassero grandi, che personaggi minori crescessero inaspettati, che amori, odi, sospetti, famiglie antiche e moderne, tutto prendesse a poco a poco un suo peso ‘forte’. Allora ci siamo immaginati Anna che ogni tanto mette un paio di scarpe da ginnastica e corre. Lo fa la mattina presto, quando il marito e i figli ancora dormono, quando nelle strade ancora non c’è nessuno. Corre, va avanti, si allontana. Non sempre gli uomini di questa storia riusciranno a starle dietro...
Sandro Petraglia e
Elena Bucaccio08/11/2015, 11:15