Note di produzione di "87 Ore"
“87 ore” rappresenta una nuova tappa del percorso che DocLab segue da tempo alla ricerca di linguaggi narrativi nuovi, a volte sperimentali, per raccontare la realtà. Una realtà che per essere raccontata ha un bisogno crescente di strumenti narrativi che ne esaltino l’autenticità. Come nell’instant doc “Concordia: voci dal disastro” dove sono state le immagini girate con gli smartphone dai passeggeri a restituire allo spettatore la verità dei drammatici momenti di quella notte. All’estremo opposto la meticolosa indagine di Gianfranco Rosi alla ricerca del momento magico che coglie l’essenza dei suoi personaggi ha richiesto oltre 4 anni per raccontare la vita lungo il “Sacro GRA”. E ancora quella della scelta militante degli autori di “Io sto con la sposa” che è culminata in un atto di aperta disobbedienza civile. Un road movie che con la messa in scena di un finto matrimonio racconta la fuga attraverso l’Europa di un gruppo di migranti siriani. Un esperimento produttivo interamente finanziato dal basso. E infine, continuando sul filo rosso della sperimentazione narrativa e dell’impegno civile DocLab gioca la carta più estrema con il film documentario “87 ore” di Costanza Quatriglio. La realtà questa volta è crudamente riportata dalle immagini delle telecamere di sorveglianza di un ospedale psichiatrico. In un lavoro di progressiva sottrazione la regista ha eliminato ogni immagine e ogni parola superflua per lasciare lo spettatore a tu per tu con l’occhio spietato e disumano delle 9 telecamere di sorveglianza. Di fronte ad un’agonia lunga 87 ore, lo spettatore, volutamente deprivato di qualunque strumento capace di dare un senso all’indiscutibile realtà di immagini a circuito chiuso, si trova costretto a cercare ossessivamente fino alla fine una risposta alla domanda “Perché nessuno interviene?”
Marco Visalberghi