FdP 56 - LOVE IS ALL, raccontando Piergiorgio Welby
I veri valori del filmmaker, "animale cinematografico" cresciuto nel secolo scorso lavorando in modo indipendente dalle logiche del mercato, perseguendo strade meno battute e adottando metodi e idee nuove e alternative, sono oggi ben rappresentati dai documentaristi. Perchè se una strana paura di "osare" continua ad attanagliare molti pavidi produttori, per portare sul grande schermo certi temi e certe storie considerati tabù, l'unico modo è quello di rimboccarsi le maniche e lavorare, anche se per lungo tempo, ai progetti in cui si crede fermamente.
Esattamente in questa direzione si sono mossi Francesco Andreotti e Livia Giunti, autori del bel documentario "
Love is All. Piergiorgio Welby, Autoritratto", che hanno iniziato a girare le prime immagini otto anni fa.
Raccontare Piergiorgio Welby e la sua battaglia a favore della libertà di scelta sulle cure, senza scadere nella retorica e nelle facili emozioni, non è affatto un'operazione semplice. E dunque più che soffermarsi sul Welby "
non abbastanza vivo per i vivi, non abbastanza morto per i morti", la coppia di autori preferisce andare oltre e ripercorrere tutta la sua storia sottoforma di poetico inno alla vita.
L'infanzia e il bel rapporto con il padre, i viaggi sognati e quelli realizzati, l'amore per Mina e quello per l'arte, vengono raccontati in prima persona attraverso immagini di repertorio e animazioni, con uno stile a tratti sperimentale e di taglio quasi videoartistico.
Perfetta la scelta di non "mettere mai in campo" i familiari e gli amici intervistati, facendo ascoltare solo le loro voci che si mescolano alle note della bella colonna sonora del musicista Tommaso Novi, lasciando come unico vero protagonista Piergiorgio, conosciuto da molti solo per le immagini degli ultimi strazianti istanti di vita, e che in questo film viene mostrato finalmente per quello che era davvero, un grande intellettuale, un grande artista, un grande uomo.
04/12/2015, 18:02
Antonio Capellupo